L'Italia torna al centro dei riflettori dei mercati dopo le dimissioni dei ministri del Pdl imposte da Silvio Berlusconi. Al termine di una giornata ad altissima volatilità lo spread Bund-BTp, arrivato in mattinata fino a un picco di 288 punti, ha chiuso a quota 266 punti. Male anche la Borsa che, dopo un'apertura shock a -2,3%, ha ridotto le perdite per chiudere a -1,2% sull'indice Ftse Mib. Il tutto in un contesto internazionale che non è dei migliori considerando il nuovo stallo al congresso Usa sull'approvazione del bilancio federale. Wall Street ha chiuso in calo condizionata dall'assenza di speranze che il Congresso trovi una via d'uscita per scongiurare entro la mezzanotte locale (le 6 del mattino in Italia) lo 'shutdown', il blocco parziale delle attività statali. Il Dow Jones ha perso lo 0,84% e chiuso a quota 15129,67; il Nasdaq ha ceduto lo 0,27% a 3771,48 punti.

A Milano, come spesso avviene in momenti di tensione sui titoli di Stato, soffrono soprattutto i titoli bancari che sono quelli più esposti al rischio Paese perché detengono buona parte dei nostri titoli di Stato (segui l'andamento dell'indice bancario italiano). Tra questi spicca la performance negativa di Intesa Sanpaolo che alla tensione per la situazione politica somma l'incertezza sulla governance dopo le dimissioni dell'ad Enrico Cucchiani. Nelle ultime ore di contrattazione il peggior titolo a Milano è comunque Mediaset con il mercato che evidentemente non sembra apprezzare la scelta di rottura con l'attuale esecutivo fatta dal suo fondatore Silvio Berlusconi. Specie se, come ha riportato la Reuters, fosse confermata la presenza di 20 senatori del Pdl pronti a tradire Berlusconi e votare la fiducia al governo Letta.

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Se il titolo Mediaset sconfessa le scelte del suo fondatore (di Andrea Franceschi)

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Occorre peraltro ricordare il titolo Mediaset è stato tra quelli che più hanno beneficiato della formazione del governo Letta. Da inizio anno le azioni hanno recuperato oltre il 100% con la migliore performance di tutto il listino Ftse Mib e nettamente meglio del settore media in Europa, dato che l'indice Stoxx 600 di comparto che ha guadagnato il 23% nello stesso periodo.

La giornata è stata ad altissima tensione, come peraltro avvenuto giovedì e venerdì scorso quando la crisi di governo ha avuto la sua escalation. E lo sarà con ogni probabilità anche nei prossimi giorni in vista dell'eventuale voto di fiducia al governo che potrà arrivare mercoledì. Letta spera nell'appoggio dei dissidenti del Pdl, tra i quali spiccano anche i ministri Alfano, Lupi e Lorenzin, per mantenere in piedi l'esecutivo. Ma finché non ci sarà la conta ufficiale in Senato non c'è nessuna certezza e questo offre campo libero alla speculazione contro il nostro paese sui mercati. «Il peggioramento delle tensioni politiche - scrivono gli analisti di Barclays - contribuisce a mantenere alta la volatilità sui titoli italiani nel breve termine. Tuttavia i BTp hanno mostrato di resistere bene ai periodi di stress. Lo dimostra il movimento del tasso decennale nei mesi post-elezioni che si è mantenuto in un range tra il 4 e il 4,50% arrivando a un picco del 4,90% solo nelle sedute più calde dopo il voto di febbraio».

Questo ovviamente al netto di eventuali avvertimenti da parte delle agenzie di rating che vedono l'aumento delle tensioni politiche come una minaccia al cammino delle riforme. In mattinata le preoccupazioni del mercato hanno avuto una loro conferma nella nota emessa dall'agenzia Fitch. «La probabile caduta del governo di coalizione - scrivono gli analisti in una nota dedicata al nostro Paese - mette a rischio gli obiettivi di bilancio pubblico a breve e medio termine». L'incertezza legata allo scenario politico e un'eventuale fallimento nel rispettare la stesura della legge di stabilità potrebbero pertanto spingere a un taglio del rating BBB+ sul debito pubblico italiano.

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