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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2014 alle ore 15:35.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2014 alle ore 18:55.

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di Riccardo Sorrentino

La ripresa globale continua ad acquistare forza, ma non ovunque. Non in Eurolandia, dove la Bce «dovrà valutare ulteriori iniziative», non nel Sud Europa. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto, come di consueto a inizio anno, le sue previsioni per il 2014 e 2015 confermando il cauto ottimismo già manifestato nell'ultimo outlook di ottobre, anche se il peggioramento delle prospettive in alcune economie aumenta le probabilità che la crescita globale si riveli più lenta del previsto.

Timori per il Sud Europa
Per l'Unione monetaria, il Fondo monetario prevede una crescita annua dell'1 per cento nel 2014 – contro lo 0,9% indicato a ottobre – e dell'1,4% nel 2015. Non è molto: persino la Germania, nonostante le previsioni migliorate, non potrà fare meglio di un +1,6% quest'anno e di un 1,4% l'anno prossimo, quando sarà superata dalla Francia, che continua a puntare all'1,5%. L'Italia sarà leggermente più lenta di quanto previsto a ottobre quest'anno (0,6% invece di 0,7%) e lievemente più veloce nel 2015 (1,1% invece dell'1%). Il Sud Europa, secondo il capo economista Olivier Blanchard, resta comunque «la parte più preoccupante dell'economia globale». Il rischio, in Eurolandia, è che l'inflazione si trasformi in deflazione: «Più basso il tasso di inflazione, e a fortiori più alto il tasso di deflazione, più è pericoloso per la ripresa di Eurolandia».

La Bce sia più espansiva…
La Banca centrale europea dovrà quindi «valutare ulteriori misure», tra cui l'iniezione di ulteriore liquidità a lungo termine e prestiti mirati per «rafforzare la domanda e ridurre la frammentazione dei mercati finanziari». Rafforzare i bilanci bancari sarà fondamentale per evitare una deflazione duratura.

…e la Fed più cauta
Per l'economia mondiale, il Fondo prevede una crescita del 3,7% (dal 3,6% di ottobre) nel 2014 e del 3,9% (invariato) nel 2015, grazie soprattutto al buon andamento di alcune economie avanzate. Gli Usa cresceranno del 2,2% quest'anno (dal 2%) e del 2,3% (dal 2,5%) l'anno prossimo (anche se la Fed dovrà essere molto cauta – spiega il Fondo – nella exit strategy dalla politica ultraespansiva), e la Gran Bretagna – in rapido miglioramento - rispettivamente del 2,4% (dall'1,8%) e del 2,2% (2%). Il Giappone sarà più veloce nel 2014 (1,7% rispetto all'1,3% precedentemente previsto) e più lento nel 2014 (1% rispetto a 1,2%)

Sugli Emergenti flussi finanziari a rischio
Le economie in via di sviluppo potranno crescere del 5,1% (invariato) nel 2014 e del 5,4% nel 2015 (dal 5,3%). Corrette marginalmente al rialzo la Cina (7,5% e 7,3%) e l'India (5,4% e 6,4%) e al ribasso la Russia (2% dal 3% il 2014 e 2,5% dal 3,5% nel 2015) e il Brasile (2,3% dal 2,5% nel 2014 e 2,8% dal 3,2% nel 2015). Il rischio, qui, è che il ritorno alla normalità della politica monetaria in alcuni paesi avanzati – gli Usa in particolare – possono creare «complessi movimenti di capitale tra paesi», ha detto Blanchard: il rischio di improvvise inversioni dei flussi imporrà alle banche centrali di essere molto attente e rigorose nei paesi emergenti, soprattutto in quelli con forti deficit con l'estero, o con cambi fissi o comunque vincolati.

Bassa inflazione, bassi tassi
L'inflazione è prevista molto lenta nelle economie avanzate: 1,7% nel 2014, 1,8% nel 2015, al di sotto quindi della soglia ottimale, giudicata pari al 2%. I tassi di mercato sui depositi a tre mesi sono quindi previsti bassissimi:0,4% e 0,6% negli Usa, 0,3% e 0,5% in Eurolandia nei due anni, con forti correzioni rispetto alle indicazioni di ottobre.

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