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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2014 alle ore 17:48.
L'ultima modifica è del 15 febbraio 2014 alle ore 11:47.

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Gli analisti internazionali votano la fiducia a Matteo Renzi. Per lo meno nell'immediato, ma aspettano l'attuale sindaco di Firenze e presumibile prossimo inquilino di Palazzo Chigi alla prova dei fatti, ovvero delle riforme con una maggioranza ancora fragile e frammentata.

«La transizione» da Letta a Renzi dovrebbe «avere un effetto stabilizzatore nel breve termine. Mantenere lo status quo, con Letta primo ministro e Renzi che dettava l'agenda da bordo campo era semplicemente insostenibile», commenta Timo Del Carpio, european economist di Rbc Capital, in uno studio intitolato - con una certa dose di ironico realismo - «Italia: Un altro giorno, un altro Governo». Scarse le probabilità di nuove elezioni, secondo l'analista, che ricorda che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in più occasioni ha dichiarato di essere contrario a un ritorno alle urne, cosi' come lo stesso Renzi.

Si apre dunque una prospettiva «positiva in termini di scenario politico immediato, perchè andare ad elezioni prima della riforma elettorale rischierebbe di portare a una nuova situazione di stallo». Anche gli analisti del Credit Suisse valutano favorevolmente il cambio a Palazzo Chigi e si aspettano che nel giro di una settimana il nuovo Premier si presenti al Parlamento per il voto di fiducia. Quindi "scenario positivo per i mercati nel breve termine", ma ci vorranno almeno un paio di mesi prima di capire se Renzi è
"abbastanza riformista". Nel medio termine, d'altro canto, l'incertezza aumenta per le tante domande in cerca di risposta. Innanzitutto, "la fragilita' della composita maggioranza dovrebbe riemergere con il tempo".

Renzi ha già fatto un accordo con Berlusconi sulla legge elettorale e un sostegno piu' ampio dal centro-destra «potrebbe portare sulla carta a un governo più solido, ma la netta divergenza di opinioni probabilmente provocherà volatilià». Inoltre, Renzi deve ancora presentare un programma dettagliato e Grillo e i suoi M5S potrebbero prosperare sull'onda del terzo premier non eletto. Nell'insieme, comunque, gli analisti del Credit Suisse ritengono che l'ipotesi più probabile sia quella di elezioni dopo il 2016. Le dimissioni di Letta aprono la strada a un Governo Renzi e «al mercato piacerà, anche se come sempre in Italia non c'è una maggiore chiara e forte che sostenga Renzi a lungo», scrivono gli analisti di Mediobanca Securities da Londra, rilevando che «sarebbe tuttavia nell'interesse di tutti i principali partiti di opposizione, ovvero Ncd e Forza Italia, dare sostegno a Renzi sulle riforme in una prima fase».

Gli analisti si aspettano che si apra "una buona finestra di sostegno politico per le Borse e possibilmente che alcune riforme vengano approvate in tempi brevi". Renzi "ereditera' lo stesso frammentato parlamento di prima", ma visto che non intende andare ad elezioni anticipate, il che comporterebbe un stop a tutte le iniziative politiche, questo "e' positivo", commentano gli analisti di Morgan Stanley. Il vero interrogativo - in ogni caso - e' "se il cambio di leadership portera' a un cambio della politica", cioe' se con Renzi al Governo sara' piu' rapida la velocita' delle piu' che mai necessarie riforme, a cominciare dalla riforma elettorale. Questo e' ancora "piu' importante che gli alti e bassi ciclici dell'economia, perche' la natura delle carenze italiane e' soprattutto strutturale. Se non verranno risolte, la ripresa restera' debole". E se la svolta strutturale ci sara' effettivamente, "un po' di incertezza politica nel breve termine, e' un prezzo piccolo da pagare".

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