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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2014 alle ore 09:59.
L'ultima modifica è del 22 settembre 2014 alle ore 22:18.
Dopo una giornata contrastata, le principali Borse europee hanno archiviato la seduta in calo. Le performance sono differenti. Madrid, ad esempio, è andata un po' su e un po' giù, limitando poi le perdite dello 0,5%. Milano, invece, è andata peggio: è stata la peggiore con un ribasso dell'1,43%. D'altro canto, Wall Street non ha aiutato: pubblicato il dato sulle vendite di case esistenti (in agosto in calo di oltre l'1%) l'S&P 500 è andato anch'esso al ribasso. La borsa americana ha poi chiuso in territorio negativo: il Dow Jones ha perso lo 0,61% a 17.172,88 punti, il Nasdaq ha ceduto l'1,14% a 4.527,69 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno lo 0,80% a 1.994,4 punti.
I market mover, comunque, sono stati diversi. Sul fronte francese, dopo che Moody's non ha modificato il rating sovrano di Parigi, c'è stata minore pressione. Non solamente sull'azionario, ma anche sul debito pubblico. Lo spread tra i titoli di Stato decennali francesi e il Bund è infatti in calato.
Ciò detto, va ricordato che nel pomeriggio c'è stato l'importante dato sulla fiducia dei consumatori. Il numero dell'Eurozona, in base alla stima flash emessa dalla direzione generale per gli affari economici e finanziari (Dg Ecfin) della Commissione Europea, nel mese di settembre è stato inferiore alle attese. Si è attestato ad valore di -11,4 punti dai -10 di agosto. -10,5. Per quanto riguarda invece tutta l'Unione Europea, il calo è stato di 1,6 punti a -8 rispetto al mese di agosto.
Più in generale, tra gli altri fattori che hanno impattato i istini, c'è stato il «fuoco» di sbarramento nel week end, da parte di Berlino, contro le possibili manovre ultra-espansive della Bce.
La Germania, è noto, non vuole forti interventi sul fronte della liquidità da parte di Mario Draghi. Al di là dell'inevitabile gioco delle parti, è da tempo chiaro che la Bundesbank e il govreno tedesco sono contrari ad ulteriori manovre espansive. Il fatto poi che, come era ampiamente preveddibile, la prima asta del T Ltro è andata al di sotto delle aspettative ha dato lo spunto ai «sacerdoti» dell'austerity per ribadire il loro «nein». Certo, il mercato è ben consapevole che, allo stato attuale, parlare di shopping diretto di titoli di Stato da parte della Bce è fantascienza. E, tuttavia, spera sempre in maggiore quantità di «monetadone» di modo che possa drogarsi un po' di più. I rifiuti arrivati, su questo fronte nel week end, attenuano gli animi.
Comunque, per capire quale il possibile sviluppo di questo dibattito è bastato attendere l'intervento di Mario Draghi ad un convegno del parlamento europeo. I presidente della Bce ha, in primis, sottolineato che «la ripresa nell'Eurozona sta perdendo impulso. La crescita del Pil si è fermata nel secondo trimestre e le informazioni sulle condizioni economiche ricevute durante l'estate sono state più deboli del previsto». In tal senso la Bce è «sempre pronta ad usare strumenti non convenzionali entro limiti del suo mandato». Ciò detto, però, «tornerà una piena fiducia nell'economia» solamente «quando le imprese torneranno ad assumere rischi, investire e creare lavoro. Questo dipende da molti fattori, inclusa la politica monetaria ma soprattutto dall'attuazione delle riforme che sosterrà la credibilità». Parole un po' scontate: così non stupisce che i listini europei siano rimasti deboli e impostati al ribasso.
Sul fronte dello spread, quello tra BTp-Bund ha chiuso intorno a 137 punti base con il rendimento del decennale al 2,38% . Il differenziale, invece, tra il rendimento del Bonos spagnolo è il benchmark tedesco è a circa 121 punti base, con un tasso dei titoli decennali di Madrid al 2,23%.
A Piazza Affari focus degli operatori suEni eStmicroelectronics che oggi hanno staccato la cedola e sono quindi penalizzati. In calo i bancari. Un focus anche su Trevi dopo la notizia di contratti per 135 milioni di dollari complessivi siglati. Interesse anche su Fiat a seguito di un report di Mediobanca sul titolo.
Sempre in Italia sono stati pubblicati in mattinata alcuni dati macro-economici. Nel mese di luglio l'indice destagionalizzato degli ordini all'industria è sceso dell'1,5% in termini congiunturali, come in giugno. L'indice destagionalizzato del fatturato è sceso dell'1% dopo un rialzo dello 0,2% a giugno. Infine a livello annuo gli ordinativi sono calati dello 0,7% a fronte del rialzo dell'1,3% nel mese precedente.
Nel mondo delle valute l'euro verso il dollaro viaggia poco sotto quota 1,29.
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