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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2015 alle ore 09:18.
L'ultima modifica è del 08 gennaio 2015 alle ore 22:19.

Arriva anche il giorno del maxi-rimbalzo per le Borse europee, dopo i due falliti nelle precedenti sedute. All’intonazione positiva della mattinata dopo la pubblicazione ieri sera dei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve si sono poi aggiunte le crescenti attese per le mosse della Bce, che hanno spedito in secondo piano le tensioni sulla Grecia. Al termine della giornata l’indice Ftse Mib ha messo a segno un rialzo del 3,7%, guidando gli altri listini del Vecchio Continente. Chiude bene anche Wall Street: il Dow Jones e il Nasdaq hanno guadagnato l'1,84%, lo S&P500 l’1,8%. In forte calo lo spread BTp-Bund a 134 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,85%. Così come ha rallentato bruscamente l’euro, sceso sotto 1,18 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta) come non accadeva da 9 anni. Più tranquillo invece il petrolio, con il barile di Brent poco sopra 51 dollari.
Draghi rilancia: possibile l’acquisto di bond sovrani
A dare l’ultima spinta ai mercati, già ben intonati fin dal primo mattino, ha contribuito una lettera del presidente della Bce, Mario Draghi, in risposta all’interrogazione dell’europarlamentare irlandese Luke Flanagan. Draghi ha scritto che l’istituto centrale tornerà «all’inizio dell’anno» a valutare lo stimolo monetario fornito nella seconda parte del 2014 e, se dovesse servire, potrebbe lanciare misure «che includono l’acquisto di vari asset, inclusi i bond sovrani»: è la prima volta che viene messa per iscritto l’ipotesi di un intervento che il mercato ormai si aspetta forse già dal 22 gennaio prossimo e la reazione dei mercati è stata quindi immediata.
Germania pronta a trattare sul debito della Grecia
La questione delle imminenti elezioni greche e della possibile affermazione della sinistra radicale di Syriza (data in vantaggio anche in alcuni sondaggi pubblicati ieri pomeriggio) continua comunque a tenere alta la tensione sui listini, anche per le possibili ripercussioni che l'esito elettorale potrebbe avere sul debito di Atene. Ieri il rendimento del decennale greco si è riportato sopra il 10%, mentre qualche sollievo fra gli operatori (ma a Borse europee già chiuse) lo hanno riportato le indiscrezioni pubblicate da Reuters su una Germania pronta a sedersi al tavolo per ridiscutere i termini dell'indebitamento con chi uscirà vincitore dalle urne. Fonti parlamentari che non hanno voluto essere citate si dichiarano comunque disposte a parlare di un possibile alleggerimento dei rimborsi per la Grecia e non di un abbattimento del debito vero e proprio.
Dalla Fed nuovi impulsi favorevoli ai mercati
Altri impulsi favorevoli già in mattinata erano arrivati dal comportamento di Wall Street, che ieri sera aveva chiuso in deciso rialzo dopo la diffusione dei verbali dell’ultimo meeting della Federal Reserve dello scorso dicembre. Le “minute” hanno chiarito che il rialzo dei tassi Usa non avverrà prima di aprile e resta soprattutto condizionato ai prossimi dati macroeconomici. La banca centrale Usa ha anche sottolineato il possibile impatto negativo sull’inflazione del calo dei prezzi del petrolio e quello del rallentamento globale sulla crescita dell'occupazione Usa. Soltanto qualche ora dopo Charles Evans - presidente della Fed di Chicago (e membro votante nel board di Washington) - aveva però affermato che «aumentare i tassi sarebbe una catastrofe» e che «il settore immobiliare non ha mostrato la forza che avremmo voluto vedere» propiziando il rimbalzo di Tokyo. Il timing della normalizzazione resta quindi piuttosto incerto.
In attesa della Bce, l’Eurozona continua a rallentare
Ieri il dato sull’inflazione dell’Eurozona, scesa in territorio negativo (-0,2% annuo, cioè deflazione) per la prima volta da 5 anni anni ha finito per accrescere le aspettative di un intervento della Bce, che potrebbe procedere al tanto atteso riacquisto di titoli di Stato su vasta scala («Qe») già dalla prossima riunione del 22 gennaio ha contribuito soprattutto a frenare ulteriormente l’euro. I dati di oggi relativi a novembre confermano peraltro il rallentamento in atto nel Vecchio Continente, sia per quanto riguarda gli ordini industriali tedeschi (-2,4%), sia per i prezzi alla produzione Ue (-0,3%). Controtendenza soltanto le cifre sulle vendite al dettaglio, in rialzo dello 0,6% ben oltre le attese (+0,2%).
A segno le aste pubbliche francesi e spagnole
Nella prima asta del 2015 , intanto, la Francia ha collocato 9,5 miliardi di euro di titoli a 10, 15, e 30 anni (8,5-9 miliardi di euro) con rendimenti ai minimi storici. Anche la Spagna sembra aver messo da parte le tensioni legate alla Grecia e ha emesso titoli con scadenza 2020, 2028 e 2037 per 5 miliardi a tassi in discesa. Nel pomeriggio, inoltre, il Tesoro italiano ha annunciato che il prossimo 13 gennaio metterà all’asta BTp per un importo complessivo fino a un massimo di 7 miliardi di euro: nel dettaglio saranno offerti titoli triennali per un importo compreso tra 2,5-3 miliardi di euro; settennali per un importo compreso tra 2-2,5 miliardi; quindicennali per un importo compreso tra 1-1,5 miliardi.
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