Impresa & Territori IndustriaL'export in Germania torna a correre
L'export in Germania torna a correre
di Luca Orlando | 19 marzo 2014
Questa volta alla Germania dobbiamo dire "grazie". Se a gennaio il bilancio nazionale dell'export è marginalmente positivo (+0,2% su base annua), il merito è principalmente di Berlino, primo mercato di sbocco per le nostre merci, con acquisti in crescita del 3,2% nel mese.
Per una volta il motore è l'Europa, con acquisti di beni italiani in aumento del 2,6% mentre tra i paesi extra-Ue lo scenario è esattamente opposto (-2,7%), con un quadro poco esaltante soprattutto in Turchia e India a cui si aggiunge la caduta dei listini dell'oro e dunque dell'export in Svizzera.
L'Europa invece, con l'eccezione non certo marginale della Francia, pare più tonica, con acquisti in crescita non solo da parte della Germania ma anche di Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Romania.
In termini settoriali la "star" del mese per una volta è il comparto auto, capace di crescere di oltre diciassette punti: le sole vendite di autovetture negli Stati Uniti valgono lo 0,3% di crescita dell'intero export. Metalli di base (per colpa dell'oro), computer, mezzi di trasporto e alimentari sono le uniche eccezioni negative, per il resto tra i settori ci sono soltanto segni più.
Determinante, come detto, il traino di Berlino, capace di portare a gennaio nelle casse delle aziende italiane 4,2 miliardi di euro, 129 milioni in più rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Un dato positivo non solo perché è il quinto consecutivo della serie ma soprattutto perché frutto di una crescita corale tra i settori. Tra gli acquisti di Berlino spiccano i rialzi a doppia cifra per chimica e farmaceutica ma sono robusti anche gli aumenti per tessile, pelle e gomma-plastica.
Dal lato delle importazioni i segnali restano invece ancora una volta deboli, con i dati Istat che indicano un'economia in difficoltà nel ripartire. Il calo dell'import del 6,6% dimezza escludendo dal calcolo l'energia, affondata dalla riduzione tendenziale dei listini del greggio, ma la frenata di oltre sei punti per i beni strumentali è l'ennesima testimonianza della riluttanza delle imprese italiane a investire. Tuttavia, il combinato disposto della tenuta dell'export e del crollo delle importazioni (giù di oltre due miliardi nel mese) produce l'ennesimo sprint per il saldo commerciale, attivo per 365 milioni a fronte di un "rosso" di 1,8 miliardi nello stesso mese del 2013. In sintesi, un bilancio globale dell'export in chiaro-scuro (con un calo congiunturale dell'1,5%), dove per rispettare le previsioni Sace diffuse la scorsa settimana (+6,8% in volume nel 2014) occorrerà accelerare di molto, superando inoltre l'ostacolo aggiuntivo del supereuro, sempre pericolosamente vicino a quota 1,40 rispetto al dollaro.