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L'Enea promuove l'Italia sulle rinnovabili ma il paese può correre di più su biomasse e solare termico

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 21:03.

Corre, ma potrebbe correre di più e meglio l'Italia delle energie rinnovabili fotografata dal Rapporto 2010 dell'Enea, presentato in Confindustria. Buona la progressione nel fotovoltaico e soprattutto nell'energia eolica, dove siamo terzi in Europa sia per potenza installata nel 2009 (1.113 megawatt) che per potenza cumulata (4.850 MW). Ma di più di potrebbe fare, ad esempio, su due versanti dove l'Italia sarebbe privilegiata: le biomasse e soprattutto il solare termico, dove siamo addirittura al quattordicesimo posto nella Ue, con un quindicesimo della capacità installata per abitante rispetto all'Austria, ben più avara di sole e calore.

Corriamo, ma senza una vera filiera industriale. Negli ultimi anni abbiamo visto crescere del 50% le importazioni di apparati per l'energia pulita rispetto al 12% della media Ue. E ciò si aggiunge alle note difficoltà della burocrazia autorizzativa, sia per la costruzione degli impianti che per la loro connessione in rete.

Riusciremo a raggiungere l'obiettivo tracciato per l'Italia dalla Ue del 17% dei consumi energetici finali da rinnovabili entro il 2020? Sì, dicono gli artefici del rapporto Enea. Ma Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria, avverte: sì alla corsa, ben venga la creazione di una filiera industriale «occasione di crescita dell'indotto italiano». Ma l'obiettivo Ue «appare molto superiore (28 Mtep) rispetto al potenziale massimo teorico indicato dal nostro Governo (21 Mtep)». E «desta forti preoccupazioni» per costi di incentivazione dell'elettricità da rinnovabili. La Confindustria stima che solo per il settore elettrico ciò possa comportare un onere di ben 9 miliardi di euro al 2020, con un incremento del costo medio dell'energia elettrica consumata di circa 25 euro a megawattora.

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