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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2012 alle ore 13:12.

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I rifiuti combustibile per l'industria (Marka)I rifiuti combustibile per l'industria (Marka)

Arriva la svolta sui combustibili solidi secondari (Css): il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ieri ha annunciato che entro il 30 aprile arriverà il decreto che farà uscire i Css dalla gestione dei rifiuti e ne stabilirà l'impiego nei processi industriali e in particolare nel settore del cemento. Si tratta del primo decreto strutturale di questo Governo per la semplificazione nella gestione dei rifiuti. In particolare il ministro ha spiegato che nel settore «il sistema normativo italiano è articolato diversamente in ogni regione. Cambiarlo equivale ad entrare in un ginepraio. Facciamo perciò il decreto sui Css e andiamo ad Accordi di programma impegnativi sia per le Regioni che per le imprese, nella convinzione che se mettiamo in moto questo processo ne risolviamo altri».

L'annuncio è arrivato proprio ieri quando Aitec-Confindustria (Associazione italiana tecnico economica cemento) ha presentato uno studio in collaborazione con Nomismaenergia da cui è emerso uno "spreco eccessivo" in discarica di materiali che potrebbero invece essere preziose fonti. Davide Tabarelli, presidente di Nomismaenergia, spiega che «in Italia ogni anno si buttano in discarica 2,5 miliardi di euro di potenziali combustibili invece che utilizzarli negli impianti industriali». «Una prassi insostenibile – interpreta il vicepresidente Aitec, Carlo Colaiacovo – oggi più che mai, considerati i danni ambientali e gli sprechi economici che ne derivano». L'uso dei Css derivati dai rifiuti urbani, in parziale sostituzione dei combustibili fossili, nelle cementerie, nelle centrali elettriche e nei termovalorizzatori per produrre energia potrebbe far risparmiare «una cifra importante in bolletta per ogni contribuente. Solo l'uso dei rifiuti come combustibile per le cementerie potrebbe portare un risparmio medio per famiglia di 40 euro l'anno in media, con picchi di 192 euro in Campania o di 146 euro nel Lazio», stima Tabarelli. È paradossale che «l'Italia, un paese che importa l'85% del fabbisogno di energia, butta via una quantità straordinaria in discarica», sostiene Tabarelli. Gli impianti italiani «possono fare molto di più - aggiunge Colaiacovo -. A parità di cemento prodotto si può arrivare a sostituire 2 milioni di tonnellate l'anno di combustibili fossili, pari al 50% di energia consumata, ottenendo una diminuzione delle emissioni di CO2 di 2 milioni e 700mila tonnellate l'anno, pari al 25% delle emissioni da combustione del settore cemento».

Ma non è tutto perché se nei cementifici, nelle centrali elettriche e nei termovalorizzatori venissero usati rifiuti urbani secondo Nomismaenergia si potrebbe «evitare l'emissione di 7,9 milioni di tonnellate di CO2 e creare oltre 10mila nuovi posti di lavoro. Oltre ad evitare l'acquisto di 3,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio». In Italia, infatti, ogni anno vengono prodotte 32 milioni di tonnellate di rifiuti di cui ben 21 vanno in discarica come indifferenziati.

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