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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2013 alle ore 17:56.

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L'industria italiana del fotovoltaico rappresentata da Gifi, Assosolare e Aper, è in sommovimento, preoccupata da quello che può comportare l'applicazione dei dazi sui pannelli dalla Cina che, secondo il Regolamento UE n. 182/2013, mira a proteggere la produzione europea.

Tuttavia, lamentano gli imprenditori raggruppati nelle tre associazioni, «i dazi - proprio ora che gli incentivi si stanno esaurendo - allontanerebbero il settore da quella grid parity che per la maggior parte degli operatori appare ormai a portata di mano». Ma, soprattutto, il loro indice è puntato sui tempi e sui modi di applicazione: la Commissione Ue «potrebbe infatti decidere a giugno di riscuotere tali dazi dagli importatori in maniera retroattiva sui pannelli registrati da inizio marzo».

Inoltre, altro timore, consiste nell'incerto loro ammontare definitivo: sarà fissato solo alla conclusione dell'indagine prevista per dicembre. «Riteniamo quindi che - è riportato nella nota congiunta Gifi-Assosolare-Aper - qualsiasi decisione debba avere effetto solamente a partire da quella data». Intanto il mercato fa i conti con quello che ha comportato finora le incertezze: hanno avuto come effetto, lamentano, quello di bloccare i finanziamenti di molti progetti con conseguenze molto pesanti per gli operatori. Con l'incertezza attualmente introdotta, il mercato europeo del fotovoltaico potrebbe altresì subire una contrazione dell'occupazione, stimata in oltre 200 mila addetti, e una perdita del valore aggiunto lungo la catena del valore del Fv e del relativo indotto nell'economia della UE.

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