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L'India rafforza i legami con il Giappone e rilancia la sfida alla Cina nel grande gioco asiatico

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 15:12.

NEW DELHI – Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha incontrato lunedì il premier giapponese Naoto Kan con l'obiettivo di rafforzare i legami economici tra i due colossi asiatici in una fase in cui i rapporti diplomatici tra Tokyo e l'altro gigante regionale, la Cina, sono pessimi. Il vertice è in corso a Tokyo, la prima tappa di un viaggio che nei prossimi giorni porterà Singh anche in Malesia e Vietnam prima di vederlo tornare a Delhi in tempo per ospitare, ai primi di novembre, la prima visita indiana del presidente americano Barack Obama.

Dietro il tour de force diplomatico del 78enne leader indiano c'è il tentativo di rafforzare il ruolo indiano in Estremo Oriente in una fase in cui l'influenza cinese nella regione e le dispute commerciali, valutarie e territoriali che stanno accompagnando l'ascesa di Pechino sono più accese che mai. Gli obiettivi di breve-medio termine di Singh e Kan sono principalmente l'abbattimento di alcune delle barriere, tariffarie e non, che stanno frenando gli scambi tra New Delhi e Tokyo e lo sblocco di un accordo di cooperazione nucleare che consenta alle imprese giapponesi del settore atomico di costruire nuovi reattori in India. Almeno ufficialmente non sono in agenda discussioni sui temi valutari che hanno monopolizzato il dibattito politico internazionale nelle ultime settimane.

«Io credo fermamente – ha detto Singh davanti a una platea di imprenditori di entrambi i paese – che si possano e si debbano creare delle sinergie tra le nostre complementarietà per ridare nuovo slancio all'Asia e alla ripresa economica». Lo scorso settembre India e Giappone hanno siglato una prima bozza di accordo per rendere meno macchinosa l'esportazione di prodotti come componenti auto, da Tokyo verso Delhi, e farmaci generici, nella direzione opposta. Queste e altre barriere stanno mantenendo artificiosamente basso il livello degli scambi tra i due paesi, fermi a 11,55 miliardi di dollari all'anno, circa il 4% di quelli tra Tokyo e Pechino.

Cifre ancora modeste, ma destinate a crescere. Soprattutto se i due paesi sigleranno un accordo di cooperazione nucleare simile a quelli che New Delhi ha già finalizzato o si appresta a siglare con Stati Uniti, Francia e Russia. Su questo terreno gli ostacoli sono però di natura più politica che strettamente economica. Il Giappone, l'unico paese al mondo che sia stato vittima di un attacco nucleare, chiede che eventuali accordi bilaterali possano venir considerati nulli in caso di nuovi test atomici indiani. Una clausola che per il momento New Delhi non sembra disposta a sottoscrivere perché esporrebbe il governo a pesanti critiche su un terreno estremamente sdrucciolevole come quello della sicurezza nazionale.

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L'altro fattore in gioco ha poco a che fare, almeno direttamente, con l'India. Se i rapporti tra Cina e Giappone continuassero a essere caratterizzati da dispute territoriali, come quella sulle isole Senkaku/Diaoyu, e ritorsioni commerciali, come quella sulle terre rare che la Cina ha cessato di esportare verso le industrie elettroniche e automobilistiche giapponesi, sarebbe probabilmente inevitabile un rafforzamento dei rapporti tra Tokyo e New Delhi.

Non solo perché un raffreddamento dei rapporti commerciali tra la prima e la seconda potenza economica asiatica finirebbe inevitabilmente per accrescere il ruolo giocato dalla terza. Ma anche perché New Delhi condivide da tempo le preoccupazioni giapponesi per la crescente assertività territoriale cinese, al punto da guardare con estremo sospetto le opere infrastrutturali di Pechino nelle regioni himalayane vicine ai propri confini e gli investimenti e i prestiti cinesi per la costruzione di nuovi porti in paesi affacciati sull'Oceano Indiano come Myanmar, Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan.

Dopo Tokyo, il primo ministro indiano Singh volerà a Kuala Lumpur per incontrare la sua controparte malese e di lì ad Hanoi per partecipare all'ottavo India-Asean Summit e al quinto East Asia Summit dove è anche in programma un faccia a faccia con il premier cinese Wen Jiabao.

Quindi sarà il momento di tornare in patria dove tra il 5 e l'8 novembre è prevista la visita del presidente americano Barack Obama che cercherà di rafforzare gli scambi tra i due paesi, in particolare nel settore della difesa, facendo contemporaneamente pressione perché New Delhi rilassi alcune regole sugli investimenti diretti dall'estero che stanno frenando la presenza delle imprese americane sul mercato indiano. Dopo i rapporti straordinariamente buoni tra il governo Singh e l'amministrazione di George W. Bush, la prova che aspetta Obama, descritto talvolta in India come un nemico dell'industria dell'outsourcing, non si annuncia delle più semplici.

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