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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2010 alle ore 08:10.
CURITIBA. Sul volo San Paolo-Curitiba, vera nave Argo del Brasile di oggi, il cellulare dei passeggeri imprenditori squilla fino al monito, perentorio, delle hostess: «Da questo momento siete vivamente pregati di spegnere telefoni e dispositivi elettronici». All'atterraggio, non appena l'Airbus A330 di Tam tocca terra, subito tutti accesi: contattano le segretarie, ridefiniscono l'agenda, diramano ordini.
Sementi, trattori, ettari, camion e naturalmente... reais. Sono queste le parole che ricorrono nelle loro conversazioni. Il Brasile del miracolo agroindustriale lo si vede qui, prima ancora che gli operatori varchino la soglia del portellone dell'aereo e si infilino nel finger. Due ore dopo, lasciata la piana di Curitiba, la messa in moto di cinque gigantesche macchine agricole rompe il silenzio della campagna attorno a Ponta Grossa ma è la partenza che genera una certa inquietudine. Le mietitrebbia sono senza autista: giganteschi e avveniristici robot agricoli.
Avanti e indietro per le grandi fazendas del Paranà, campi sterminati battuti con una precisione quasi millimetrica. Uno spettacolo quasi surreale. Marcos, quarant'anni, agroimprenditore brasiliano, sorride e previene con tempismo domande irrituali. «Non si preoccupi, rientrano tutte alle base, puntuali, tra 9 ore. Nessuna si perderà, c'è il gps. Sono teleguidate a distanza da un operatore». Il Brasile si é trasformato nella prima potenza agricola tropicale, capace di sfidare e battere il predominio dei cinque grandi esportatori di alimenti: Stati Uniti, Canada, Australia, Argentina e Unione europea.
A 30 chilometri di distanza un altro imprenditore, snocciola dati impressionanti: 1.600 ettari coltivati a soia, 1.100 a miglio e 1.000 a mais. Fazendas di dimensioni inimmaginabili in Italia. I conti sulla semina, sui raccolti, sui costi di trasporti sempre a portata di calcolatrice. Celso Macedo Kossatz ne parla con la competenza di una vita spesa in campagna. Pensare che è un ginecologo. «Ma non scriva che sono un rinnegato» un sorriso in tralice «...è che mi sono appassionato alla campagna». Il fatto è che il Brasile, di questi tempi, offre opportunità talmente redditizie da indurre alla rinuncia di professioni e posizioni consolidate.
Nell'ufficio di Kossatz, scrivania, pc a schermo piatto, e telefono, l'unica oggettistica non funzionale sono dei modelli, non di auto, di mietitrebbia. Tra queste anche la Cr9090, un bestione prodotto da New Holland che lavora 573 tonnellate in dieci ore. Un record mondiale. Non l'unico per la verità, di traguardi il Brasile ne ha tagliati tanti in questi anni. Ha bruciato tutti, Stati Uniti compresi.