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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 17:11.
116 su 150: perché non ricordare anche così l'anniversario dell'Unità d'Italia?
116 su 150: un buon record per una delle più vecchie istituzioni culturali d'Italia, la Biennale di Venezia, nata nel 1895. Stato italiano e Biennale: tre quarti del cammino fatti assieme, documentati da una mostra di bellissimi manifesti che narrano la storia delle varie esposizioni ma anche i gusti, i costumi, le abitudini dell'Italia dell'epoca e di oggi.
«L'Italia compie 150 anni e negli ultimi 116 la Biennale c'è sempre stata: mi pare un buon traguardo" sottolinea compiaciuto il Presidente Paolo Baratta. Del resto la mostra che è stata allestita nella sede completamente restaurata di Ca' Giustinian, sul Canal Grande, a Venezia, è una testimonianza anche della vitalità della Biennale, che attraverso l'Asac (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) ha appena riordinato e inventariato la sua intera collezione di manifesti, di particolare importanza per varietà (circa 3500 pezzi) e qualità artistica.
In mostra a Venezia 360 manifesti generali, oltre a cataloghi, cartoline, locandine e altro materiale pubblicitario prodotto in questi 116 anni dalla Biennale: davanti agli occhi passa in un lampo l'arco di due secoli, attraverso un allestimento caleidoscopico che accompagna lo spettatore in un diverte viaggio attraverso la storia italiana. Passa anche la storia della grafica, in un percorso significativo che dal liberty fra ‘800 e ‘900 arriva alla moderna grafica-design.
I primi avvisi di Sezanne
Ecco allora i primi "avvisi murali" - gli originali in esposizione - del pittore e architetto Augusto Sezanne, professore di decorazione all'Accademia di Venezia, che disegna una Venezia avvolta nell'oro e in colori sgargianti. Manifesti che sembrano quadri, tanto sono accurati e sfavillanti. Fino agli anni Venti, Sezanne, insieme ai pittori veneziani Bartolomeo Bezzi, Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo ed Ettore Tito, fu tra i più stretti collaboratori e sostenitori della Biennale d'Arte e fece parte del comitato organizzativo della Mostra.
Al maestro della cartellonistica italiana, Marcello Dudovich, fu affidato il compito di realizzare il manifesto dell'esposizione d'arte del 1924 e l'artista crea una Venezia affollata di dame e cavalieri in gondola, irresistibile richiamo per i turisti di ogni epoca. Arriva poi il Ventennio fascista e la grafica dei cartelloni rispecchia le suggestioni razionaliste: gli artisti dell'epoca sono Astolfo De Maria (suo il manifesto della Mostra del Cinema del 1936), Giacinto Mondaini, vincitore dei concorsi internazionali riservati ai Paesi dell'Asse per i manifesti della Biennale Arte del 1940 e 1942, Brenno del Giudice, Bruno Bramanti, Giuseppe Riccobaldi.
Dopoguerra
Dopo la Seconda guerra mondiale la Biennale Arte si apre alle avanguardie europee, e il manifesto del 1948 viene scelto da una commissione di cui fanno parte Roberto Longhi, Nino Barbantini e Carlo Ludovico Ragghianti. Poi arrivano gli anni '50 e le suggestioni della moda americana, le donne belle ed eleganti come star del cinema, l'immagine grafica della Biennale sempre più raffinata, curata da artisti come Luigi Veronesi e Carlo Scarpa.
In questi 116 anni di storia, sconquassati da due conflitti mondiali, si innesta anche il bianco e nero della Biennale del dissenso (1977), la dolce vita del Lido di Venezia, i titoli-proclama («Less aesthetics, more ethics» della Biennale Architettura 2000).
Negli ultimi decenni i manifesti della Biennale sono stati affidati a grafici di fama internazionale come Massimo Vignelli, Bob Noorda con Unimark, Albe Steiner, Milton Glaser, Sottsass Associati, Studio Tapiro, Matteo Thun, McKann Erikson. Una Storia, tante storie.
Italia: 150 / Biennale: 116.
Tutti i manifesti di 116 anni di vita in mostra
Ca' Giustinian – Venezia
Portego (fino al 20 maggio) e Sala delle Colonne (fino al 17 marzo)
Orario: 9-20 (tutti i giorni tranne la domenica)
Entrata: gratuita
www.labiennale.org
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