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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 09:32.

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Napolitano: «Divisi saremmo stati spazzati via»Napolitano: «Divisi saremmo stati spazzati via»

Auguri a tutti gli italiani senza distinzione, nemmeno politica. Dal palco allestito ieri sera in piazza del Quirinale per la "Notte tricolore", Giorgio Napolitano avverte che «ognuno ha le sue idee, discutiamo e battagliamo, ma ognuno ricordi che è parte di qualcosa di più grande, la nostra nazione, e se saremo uniti sapremo superare le difficoltà che ci attendono». Al termine di una giornata di durissime polemiche, che ha avviato le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia in un clima di contrasti e divisioni, l'unico a mettere tutti d'accordo, come è spesso accaduto, è il presidente della Repubblica.

Proprio per il rispetto dovuto a quel «galantuomo» che è Napolitano e che, «richiamandosi al federalismo» dimostra «di essere un esempio da seguire», Umberto Bossi sarà oggi pomeriggio a Montecitorio alla solenne seduta congiunta del Parlamento, affiancato dai ministri Maroni e Calderoli e, probabilmente, dai governatori. Questo nonostante il leader della Lega abbia continuato fino all'ultimo ad alimentare la "suspance" su quanto avrebbe fatto il giorno dopo. In una nota diffusa in serata l'ufficio stampa del senatur non prevedeva per oggi alcun impegno.

Saranno sicuramente assenti i capigruppo del Carroccio di Camera e Senato Marco Reguzzoni, che resterà con le sue figlie, visto che «gli asili saranno chiusi», e Federico Bricolo. Per garantire una rappresentanza del partito, come per la festa del 2 giugno, una piccola pattuglia di parlamentari leghisti parteciperà, però, alla cerimonia, mentre il resto del movimento trascorrerà la giornata di oggi sul territorio, per dimostrare la contrarietà al giorno festivo. Di fatto, la Lega, come partito, diserterà la festa. La scelta di Bossi, destinata astutamente ad accontentare al tempo stesso governo e base leghista, ha però creato non pochi imbarazzi a Silvio Berlusconi e al resto della maggioranza e sollevato le durissime reazioni dell'opposizione, che ha chiesto al premier di renderne conto.

Berlusconi si prepara così alle celebrazioni del 150esimo anniversario dell'unità di Italia con un'ulteriore grana. In un messaggio pubblicato sul sito del governo, e chiaramente indirizzato agli alleati lumbard, il premier ha spiegato che «nel programma delle celebrazioni abbiamo previsto delle iniziative che consentiranno di dare valore anche alle differenze e far sì che ogni frammento dell'universo italiano trovi il modo di valorizzare se stesso.

Tutto questo però nel più rigoroso rispetto dell'unità dello stato nazionale, nella consapevolezza che questa unità è il frutto più alto di queste diversità». In completa sintonia con il capo dello Stato, che in serata ha spiegato che «se fossimo rimasti divisi in otto Stati come eravamo nel 1860 saremmo stati spazzati via dalla storia», il Cavaliere ha quindi sottolineato che «senza la memoria del nostro passato, della nostra storia, della nostra cultura, delle vicende storiche che hanno portato all'unità d'Italia saremmo tutti più deboli».

Le parole del premier non riescono a evitare la defezione del grosso dei parlamentari leghisti alle celebrazioni di oggi. L'opposizione, con Massimo D'Alema, parla così di «scandalo intollerabile» e accusa il premier, mentre di «maggioranza finita» parla Pierluigi Bersani. La critica che brucia di più al Pdl sembra però essere quella dei centristi che, con Lorenzo Cesa, osservano come una parte della maggioranza nutra ancora un sentimento secessionista.

In serata intanto Napolitano ha ricevuto dal presidente Usa, Barack Obama, comunicazione dell'ufficiale proclamazione del 17 marzo 2011 «Giorno della celebrazione del 150esimo Anniversario dell'unificazione d'Italia». Con questo gesto, si legge in una nota del Quirinale, Obama ha voluto anche «onorare la continua amicizia tra i due popoli».

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