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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2011 alle ore 08:10.

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«Le intese devono valere per tutti»«Le intese devono valere per tutti»

Dobbiamo farlo perché rappresenta davvero un'occasione importante. La nuova competizione globale non implica nei Paesi di vecchia industrializzazione la compressione del valore della persona. Al contrario, il modo fondamentale di crescere e di competere è quello di investire nel nostro capitale umano riconoscendo la necessità dell'integrazione tra apprendimento e lavoro e l'idoneità dell'impresa a essere il più efficace luogo di formazione delle competenze pratiche. L'apprendistato deve diventare il modo tipico con cui i giovani entrano nel mercato del lavoro. Anche perché essi sono le vittime del disastro educativo prodottosi in Italia a partire dagli anni Settanta ed è nostro dovere recuperarli all'occupabilita grazie alle imprese che devono trovare convenienza a farlo.

Sarà un accordo unanime?
Lo spero. Vi è una sostanziale preintesa con gli assessori regionali al lavoro anche se rimangono da chiarire alcuni aspetti dai quali può dipendere la convenienza di questi contratti in ragione della loro semplicità e del prevalente ruolo formativo dell'impresa. Non accetteremo mai un peggioramento delle regole vigenti. Confidiamo nell'atteggiamento delle parti sociali che, quasi tutte, hanno espresso osservazioni condivisibili. La posta in gioco è il futuro dei nostri giovani.

Tra pochi giorni la manovra correttiva mentre Moody's annuncia la possibile revisione dei rating.
Per fortuna l'Italia, grazie all'opera del governo e delle parti sociali che con esso hanno dialogato, non ha problemi di liquidità e non ha problemi di solvibilità. E dobbiamo continuare a fare in modo che sia così. Questo dialogo non solo ha consentito di mettere sotto controllo i quattro rubinetti principali della spesa (previdenza, sanità, finanza locale e pubblico impiego) ma anche di garantire la coesione sociale. Così si sono messi in luce due asset fondamentali del nostro Paese: la solidità del suo sistema bancario e la ricchezza equidistribuita delle famiglie.

Da quelle parti sociali ora arriva la richiesta pressante per un nuovo fisco.
La richiesta è di rimodulare la pressione fiscale in favore del lavoro, della famiglia più numerosa e dell'impresa, perché per fortuna c'è la consapevolezza della primaria esigenza della stabilità.

Mercoledì prossimo il premier parlerà alla Camera per poi forse affrontare un nuovo voto di fiducia. Lei ha detto che con la Lega non ci sono problemi, che contano i fatti.
Lo confermo. Come è stato osservato, Berlusconi e Bossi simul stabunt simul cadent, sono due facce di una stessa storia politica e di un'identica ambizione e visione: condurre il Paese fuori dal Novecento ideologico e costruire la modernità, mantenendolo ancorato ai valori della tradizione nazionale che tanto hanno informato di sé lo stesso capitalismo familiare e la diffusa attitudine alla responsabilità del lavoro italiano.
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