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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2011 alle ore 15:12.

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Dieci anni dopo l'11 settembre l'America salvata da ragazzini nei film Usa alla mostra di Venezia. Nella foto una scena del film "Texas killing fields" di Ami Canaan Man (Ansa)Dieci anni dopo l'11 settembre l'America salvata da ragazzini nei film Usa alla mostra di Venezia. Nella foto una scena del film "Texas killing fields" di Ami Canaan Man (Ansa)

VENEZIA – In quel campo di battaglia ancora fumante che è l'America dieci anni dopo l'attacco alle Torri gemelle, in quel deserto morale di paura e smarrimento in cui sono colate a picco tutte le certezze del vecchio impero capitalistico, sono i film americani alla Mostra di Venezia che si chiude oggi al Lido, a suggerire, forse, l'unica possibile via d'uscita all'implosione di una società al limite del collasso.

Non certo il George Clooney delle Idi di marzo dove la giovane stagista Molly viene inghiottita miseramente nella micidiale macchina del potere (tanto democratico quanto repubblicano) che macina sesso, tradimenti e valori pur di condurre in porto la corsa del candidato Morris verso la Casa Bianca. Ma già tutto cambia se si pensa a Carnage (massacro) di Roman Polanski, a Killer Joe di William Friedkin e Texas killing fields di Ami Canaan Mann.

Nel film di Polanski due ragazzini litigano nel parco sotto il ponte di Brooklyn. Le torri sono ormai scomparse dalla skyline della città. Zachary ed Ethan hanno poco più di dieci anni e si accapigliano. Ethan ne esce con due incisivi rotti. Ma, nel corso del film, i genitori dei due ragazzi, una scrittrice e un grossista di impianti da bagno i genitori di Ethan, un avvocato di successo e una consulente finanziaria quelli di Zachary, si mostreranno molto meno ragionevoli e crudeli dei loro figli "salvati" dal trauma dell'11 settembre.

Alla fine i due, senza bisogno di alcuna mediazione dei grandi rimasti vittime del loro "massacro", riprenderanno a giocare indisturbati nello stesso parco insieme al criceto che il padre di Ethan avrebbe voluto sopprimere. Speranza tenue ma comunque qualcosa, così come nel Texas Killing fields dove Ann, la disagiatissima figlia di una famiglia allo sbando si farà largo tra dolore e morte in totale assenza di morale e affetto e la sua salvezza sarà anche, nello stesso tempo, lo scopo di un testardo e disincantato detective.

Diverso (ma poi non tanto) il discorso per il bel film di un grande della cinematografia americana come Friedkin (Rosemery's baby, il Braccio violento della legge) che sulla scia di un altro grande narratore del marciume della società Usa come Robert Altman tratteggia con un'ironia spesso involontaria la totale assenza di valori morali. La vittima cui si affida il compito di redimere l'irridemibile è Dottie, ragazzina che rimane incinta del suo aguzzino ma che si immagina cammini da sola per il resto della sua vita.

Tutti giovanissimi nati pochi anni prima o forse proprio l'anno dell'11 settembre. Nelle loro anime lo shock non è stato così violento. Le torri che crollavano erano quasi un cartone animato. Ma il trauma lo hanno visto negli occhi dei loro genitori, quegli occhi smarriti cui oggi loro cercano di dare una direzione e un equilibrio.

Giovani cui è affidato tutto in un mondo che ha esaurito l'armamentario delle soluzioni. Giovani protagonisti a Venezia nel racconto dei film e dei registi come il russo Alexander Sokurov autore di un applauditissimo Faust che ai giovani studenti di Cà Foscari a Venezia ha detto: "i giovani sono il viso del futuro che mi piace. Mi auguro che questo futuro abbia il coraggio di combattere".

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