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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2010 alle ore 10:02.

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LIVIO DALLE DI VONTOBEL
«L'11 settembre rimane un ricordo indelebile per chi opera sui mercati. Il gestore cerca sempre di immaginare quale impatto possa avere una variabile di tipo micro/macroeconomico o geopolitico sulla sua attività. Quel giorno, quando divenne chiara la dinamica reale degli avvenimenti, nessuno osava dare interpretazioni su quello che stava avvenendo. La realtà' aveva superato ogni immaginazione: dagli uffici centrali della Banca Internazionale in cui lavoravo all'epoca venne l'ordine di sospendere ogni attività di gestione.


Allo sconforto dei primi momenti era subentrata una reazione emotiva collettiva che faceva si che le relazioni interpersonali vennero improntate immediatamente alla massima solidarietà spontanea e organica ben diversa da quella meccanica che si vive nell'ordinario di tutti i giorni. L'evento shock generava una reazione di tipo contrario anche negli operatori di mercato.

Uscito dal lavoro venni raggiunto dalla telefonata di un amico che lavorava come proprietary trader in un'altra Banca e aveva operato attivamente quel giorno vendendo futures dopo l'evento: "Oggi ho realizzato l'utile di due mesi di lavoro- mi disse - ma stasera non ho il coraggio di accendere la televisione". Un altro paradosso dell'11 settembre». (Testo raccolto da Vito Lops)

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