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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2012 alle ore 16:58.

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Gli inglesi conoscono benissimo Balotelli e dicono di sapere come fermarlo...
Sì, anche noi conosciamo Messi, ma tra il dire e il fare ce ne passa. Devo dire la verità. Non sono preoccupato dall'aspetto tecnico, perché sotto questo aspetto Balotelli non si discute e potrebbe creare parecchi guai alla retroguardia inglese. Piuttosto, sono preoccupato dalla pressione psicologica che potrebbe avere su di lui effetti negativi. Per dirla semplice, sono convinto che rischierà seriamente di farsi espellere se dovesse giocare dall'inizio. Spero mi smentirà, certamente. Non se se riuscirà ad accettare qualche furbata da parte di Terry, che sa come far innervosire l'avversario. Ho questa paura. Il problema di questo ragazzo è proprio la difficoltà a saper gestire le tensioni. Sembra che ce l'abbia con il mondo. E poi, intendiamoci, Balotelli non è né Messi né Ronaldo. Vuole la palla sui piedi, ma non esprime un grande livello di calcio sotto l'aspetto della fantasia.

Come ha visto la squadra di Prandelli nelle tre gare del girone? Cosa l'ha convinta e cosa invece andrebbe rivisto a suo parere?
È un allenatore moderno e intelligente. Ha saputo fare di necessità virtù sostituendo Barzagli in mezzo alla difesa con De Rossi, che gli offriva inoltre una seconda soluzione, dopo Pirlo, per far ripartire il gioco. Soluzione azzeccatissima, perché il centrocampista della Juventus era sotto stretta osservazione dei marcatori avversari. Sa far esprimere al meglio i giocatori che ha a disposizione. Poi, ha messo Giaccherini come quinto di centrocampo, un'intuizione importante che ha dato frutti che non immaginavo. Prandelli è uno studioso del calcio, sapevo avrebbe fatto bene. Per parlare di singoli, Pirlo è l'unico che si è dimostrato fuoriclasse in questa nazionale. Senza dubbio. Poi De Rossi, che ha fatto bene sul piano della costruzione del gioco, ma non su quello della marcatura. Non è un difensore, questo è chiaro.

Al calcio inglese piacciono i tecnici di casa nostra, lei ne è un esempio. Cosa apprezzano di più del nostro modo di intendere il pallone?
Il calcio inglese è migliorato negli ultimi anni. Si sono aperti all'esterno, sono cresciuti, hanno imparato tanto e hanno messo da parte un po' della presunzione che li ha sempre accompagnati. Nei confronti degli italiani, devo dire che non c'è critica, ma nemmeno esaltazione. Che invece si registra per il campionato spagnolo. Non giudicano il nostro calcio a quel livello, è un dato di fatto. E infatti tra gli addetti ai lavori non si parla molto del calcio italiano. Contrariamente a quanto accade in Italia per il calcio inglese. Tutti i miei amici impazziscono per il calcio Uk. Anzi, tifano allo stesso tempo per una squadra italiana e per una squadra inglese. Ci rispettano, ma nulla più. Perché allora scelgono i tecnici italiani? Perché alcuni allenatori di casa nostra convincono. Da queste parti veniamo considerati come esperti di tattica, preparati sotto tutti i punti di vista, anche quello che riguarda la preparazione atletica. Convincono gli uomini, più che il calcio che viene praticato in Italia. Vediamo Ibrahimovic come il messia, mentre invece non è nemmeno un piede di Messi e Ronaldo.

Di Canio, quando la rivedremo in Italia?
Mai dire mai, ma io dico mai. Se sono andato via dall'Italia e ho rifiutato parecchie possibilità è perché ho proprio voglia di un altro calcio. Anche a gennaio mi è stata proposta la panchina di una squadra di serie B, ma io ho preferito portare avanti l'impegno preso con lo Swindon. Quale la squadra? Preferisco non dirlo per rispetto nei confronti del presidente e dei suoi tifosi. Posso dire che allora era nel gruppo di quelle che sarebbero rientrate nei playoff promozione (ndr, Padova?Brescia?). La mia dimensione migliore è vicina al calcio inglese, lo era anche prima da calciatore. Anche se sono tornato in Italia per amore e non ho mai pensato di rinnegare la mia scelta. Il calcio italiano non fa per me, non mi piace.

Nemmeno se la chiamasse la Lazio?
Mai. E non lo dico per scaramanzia. Ripeto, mai e poi mai. Sono tornato da calciatore e non rinnego la mia scelta, che rifarei anche per la gioia che mi ha dato, ma fine delle discussioni. Non sono così scemo. Ora voglio continuare la mia carriera in posti dove c'è lealtà, onestà e via dicendo...

Anche cambiasse il presidente?
Sì, il mio è un discorso in generale. Non mi ci ritrovo più. Tutti lo sanno, ho sangue biancoceleste, però la patria è dove ti trovi bene, dove sei apprezzato per quello che sei. E in Inghilterra questo accade. Nonostante, io sia criticato e dico pure giustamente. Qui funziona che quando fai qualcosa di buono vieni apprezzato e applaudito e un errore successivo non mette in discussione la tua persona e i tuoi traguardi. Insomma, altra storia. L'intervista è finita? Forza Italia, allora!

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