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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 13:30.

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Prima riflessione del giorno dopo: quanto è bello cambiare idea, contraddirsi, esagerare, salire e scendere dal benedetto carro a seconda che si vinca o che si perda, bollare questo o quell'altro con il marchio del brocco e idolatrarlo il giorno dopo. Non è un' accusa, è una considerazione.

Il bello del calcio, e soprattutto di questi grandi avvenimenti come Europei e Mondiali, è che sarebbe sufficiente sedersi al solito bar, nel solito tavolino, alla solita ora tutte le mattine per poter scrivere un brillante trattato sull'incoerenza. Nella vita gli errori si pagano all'infinito o, al contrario, si vive di rendita per un colpo di fortuna. Nel calcio no. Il calcio riabilita che è una meraviglia, perdona, dimentica. Ho visto persone giurare non più di un mese fa che non avrebbero mai più seguito una partita di pallone, schifate da immagini di procure e trascrizioni di intercettazioni perchè ‘è una vergogna, con quello che guadagnano, non ne hanno mai abbastanza'.

Le ho riviste stamattina col sorriso a trentadue denti, appena uscite dal commercialista, convinte che la Merkel finalmente sia stata punita per tutte le brutture del mondo. Ho visto gente che pochi giorni fa inveiva contro la tv insultando Balotelli e Cassano perché ‘ con quei due lì dove vogliamo andare', tentennare di fronte alla vetrina di un barbiere con la forte tentazione di presentarsi in ufficio con la crestina bionda in onore della doppietta di Mario. Ma l'amministratore delegato non avrebbe gradito, e allora meglio non rischiare. Bello così. Cambiare idea è un diritto sacrosanto, a volte addirittura un segno di intelligenza.

Seconda riflessione del giorno dopo: l'incoscienza paga, più della razionalità. Sempre di pallone parliamo, beninteso. Ha ripagato Prandelli che si è tenuto Barzagli quando tutti gli davano contro perché ‘come fai a portarti uno rotto', e che si è fidato di due facce da schiaffi alle quali, nella vita vera, non affideresti neppure il barboncino per una passeggiata nel parco. E ha ripagato Pirlo, l'uomo dal quale invece compreresti una macchina usata senza neanche guardare il contachilometri, che, nel momento in cui cerchi il suo sguardo rassicurante e la sua affidabilità ti fa prendere un colpo inventando il cucchiaio, assumendosi un rischio da folle. E allora, ben venga l'incoscienza se è così che si supera un girone con giocatori fuori ruolo. Se è così che, stremati dopo una partita infinita con gli inglesi, si svolta con un lampo di genio. Se è così che si scavalca e si annienta una squadra come la Germania che punta tutto sulla disciplina tattica e sull'organizzazione maniacale senza lasciare nulla al caso. Proprio uno di loro, il tedesco Nietzche, predicava che ‘ bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante'. E noi, signori, di caos ne abbiamo da vendere.

Terza riflessione del giorno dopo: vincere aiuta a vincere. Lo so, inflazionata. Ma ci calza a pennello. Ammettiamolo, non eravamo preparati ma ci abbiamo preso gusto. Non ci credevano nemmeno quelli che per contratto dovevano far finta di crederci. Non c'è ancora stato il tempo di pensare a qualcosa di efficace da opporre ai campioni d'Europa e del Mondo in carica, impegnati come siamo stati a tappare falle: prima quella di Criscito, allontanato da Coverciano dopo l'avviso di garanzia, poi quella di Barzagli, con l'affannosa e fantasiosa ricerca di un centrale difensivo risolta con il sacrificio di De Rossi, e ieri la fascia di competenza di Abate e Maggio, rimasta sguarnita ed egregiamente ricoperta da Balzaretti . E a tappare bocche: metaforicamente quella troppo genuina di Cassano e fisicamente quella di Balotelli con la sua voglia di scaricare addosso al mondo tutta la sua rabbia.

E improvvisamente, eccoci qui, siamo in finale e non sappiamo cosa metterci. Come un invito al Ballo della Rosa di Montecarlo recapitato il giorno stesso nella cassetta della posta quando i negozi sono già chiusi. E allora, visto che ha funzionato fin qui, proviamo a fidarci dell'alchimia che magicamente si genera quando tutto va per il verso giusto. Presentiamoci davanti a Casillas, Xavi, Iniesta e Fabregas nell'unico modo che conosciamo. Piedi buoni e disincanto. A pianificare ci pensa Prandelli, nel limite del possibile. Evidentemente uno basta e avanza.

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