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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 alle ore 07:27.

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NEW YORK – Un dibattito aggressivo, con scontri diretti e inattesi, con Barack Obama all'attacco, fin dall'inizio, con Mitt che cerca il contrattacco, ma che è chiaramente meno efficace rispetto alla performance di Denver: alla fine, a questo secondo dibattito presidenziale che si è tenuto alla Hofstra University a Hempstead, a 50 Km da New York, una vittoria ai punti per Obama, con un Romney solido che si è difeso bene e con una chiusa emotiva, incisiva.

Le tesi? Obama ha descritto Romney come il candidato dei ricchi che si nasconde in un manto da pecora. Romney ha continuato a ripetere che gli ultimi quattro anni sono stati un fallimento per colpa delle policies fallimentari di Barack Obama. Candy Crowley, della Cnn, la moderatrice del dibattito, li ha lasciati abbastanza fare e più volte ci sono state scintille con i candidati che si parlavano addosso. Ma quel che conta è il risultato politico, cosa hanno pensato i quasi 70 milioni di americani che hanno seguito il dibattito? Obama ha fatto bene, ha recuperato la grinta di un tempo, ha mobilitato la base, é stato pronto: questo dovrebbe consentirgli di arginare l'ascesa decisa che Romney ha accumulato nelle ultime settimane, dopo Denver e stabilizzare il confronto fino al prossimo dibattito.

Ci sembra impossibile infatti che questo dibattito possa consentire al Presidente di recuperare il vantaggio perduto dopo il primo dibattito. Del resto nei primi sondaggi, quello della Cbs ad esempio abbiamo la conferma che Obama vince ai punti, ha avuto il 33% contro il 30% per Romney, ma il 33% ha decretato un pareggio. La Cnn da un vantaggio leggermente superiore a Obama , il 46% contro il 39%. Secondo i sondaggisti e gli "statistici" tuttavia, se Obama dovesse restare sui livelli attuali fino alle elezioni dovrebbe poter ancora contare sul suo vantaggio marginale nella somma dei voti dei grandi elettori, nel conteggio degli esperti a Obama restano ancora 237 grandi elettori contro i 191 di Romney. Per vincere ci vogliono 270 voti elettorali. L'attenzione dunque ora passa al terzo dibattito, anche se raramente l'ultimo dibattito (previsto per il 22 di ottobre) a due settimane dalle elezioni potrà cambiare radicalmente la situazione. Ora come mai la battaglia si gioca su quel pugno di incerti, forse il 3 il 4% del voto.

Sui temi forti, occupazione, tasse, immigrazione, e poi per la politica estera, Libia, la dinamica degli scambi ha seguito il copione sul piano del contenuto. Ma é stato Romney a commettere il primo errore quando si é parlato di energia. Dopo un attacco efficace alle politiche di Obama che toglieva licenze "per proteggere in un caso 24 uccelli migratori – come incalzava Romney - ...decisioni che hanno portato il prezzo della benzina da 1,80 a 4 dollari..." il Presidente ha risposto con una linea di difesa piuttosto efficace negando di aver tolto licenze se non a coloro che non le usavano. Ma Romney a quel punto invece di controbattere ha chiesto al presidente:"Ci dica quali sono le misure che lei ha adottato quali sono le licenze le elenchi..." Se Romney credeva di inchiodare il Presidente ha sbagliato perche' Obama gli ha subito risposto in termini generali gli ha rubato il tempo e ha cominciato a riprendere il suo comizio. Lo stesso su tasse e pensioni.

A un certo punto Obama attacca sugli investimenti cinesi di Romney. E Romney:"Signor presidente le faccio una domanda ha mai visto il suo estratto conto sulle pensioni...? ha visto dove erano i suoi investimenti...?" Ma non ha avuto il tempo di finire. Obama pronto ha risposto: "Non l'ho visto il mio estratto pensioni, credo che sia molto più basso del suo...." il pubblico ha riso istintivamente e quando Romney ha potuto finire dicendo "...anche lei ha investimenti in Cina...." l'effetto è stato inutile. Morale? Mai fare domande al tuo avversario. Un buon politico si svincola sempre e perdi il tempo a disposizione per difendere la tua causa. Infine sulla Libia.

Romney avrebbe dovuto attaccare in modo più deciso ma invece di essere fattuale elencando le manchevolezze operative dell'amministrazione ha cercato di suggerire che i ritardi nel descrivere gli attacchi come terroristici siano stati motivati da ragioni politiche:" Il segretario Clinton lavora per me e io sono responsabile – ha detto Obama in risposta alle dichiarazione della Clinton che si assumeva la responsabilità per gli incidenti di Bengasi e poi aggiungeva – suggerire che chiunque nella mia squadra possa strumentalizzare politicamente o deviare dalla verità quando abbiamo perso quattro uomini é offensivo, non é quello che facciamo non é quello che faccio come Presidente o come commander in Chief" ha detto Obama con tono irritato e voce quasi tremante offrendo una interpretazione da grande attore. Poi la chiusa e l'arrivederci al prossimo dibattito. Ma prima ci saranno ancora i comizi, gli spot televisivi e le polemiche a distanza. In fondo mancano ancora tre settimane alle elezioni. E può essere un periodo lunghissimo.

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