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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 07:32.
Più che a un fumetto Marvel, in ogni caso, la scenografia del confronto tv allestito da Sky ricorda i vecchi quiz del povero Mike Bongiorno: concorrenti in piedi, ciascuno col suo bel monolite di plastica davanti, il presentatore Gianluca Semprini che legge solenne le domande, i minuti che scorrono via. Mancavano giusto le cuffie e la prova pulsante. La location del faccia a faccia è poi il Teatro della Luna di Assago, lo stesso dal quale il giovedì va in onda X-Factor. Eppure i cinque non se le sono affatto cantate. Anzi: a fine dibattito sia Bersani l'ortodosso che Renzi l'eretico plaudono alla mancata rissa. Vendola si rifugia addirittura dietro a un «non ci riesco» di fronte alla domanda della ragazza del pubblico che gli chiede di fare una classifica tra gli altri candidati alle primarie.
Probabile che dietro al leggio sfogliassero il best-seller delle due vittoriose campagne elettorali uliviste: il manuale del buonismo veltroniano.
Dalle tasse all'euro: duello tra il segretario e il sindaco
Pronti, via: si parla di tasse. E Bersani propone di «abbassarle per i redditi medio bassi, per aiutare il lavoro e chi investe, per creare occupazione soprattutto al Mezzogiorno». Quanto all'Imu «va alleggerita». È serio, sembra avanti ma Renzi gli ruba la scena quando si discute di evasione fiscale: «Qual è il mio progetto? Lei ha presente Equitalia? Il contrario. Non ci serve un organismo forte coi deboli e debole coi forti. Vogliamo qualcosa di simile al Revenue Service degli Stati Uniti». Poche parole, quelle giuste.
Tu vuò fa' l'americano. Irresistibile il Pier Luigi pensiero a proposito di euro ed equilibri interni all'Ue: «Direi: signora Merkel non litighiamo, noi italiani riconosciamo i nostri errori ma la Germania, grazie all'euro, ha preso una posizione di comando nell'economia reale». Tono bonario ma fermo, lo stesso col quale all'immancabile ristorante emiliano delle Feste dell'Unità che furono ti neutralizzavano se trovavi da ridire sul menù.
Marchionne Bersaglio, Vendola dice qualcosa di Sinistra
Sergio Marchionne è stato bersagliato da tutti i candidati quando s'è trattato di spiegare come avrebbero affrontato, da capi del governo, gli annunci choc dell'ad della Fiat. Renzi gli indirizza un «se fa una macchina buona ogni tanto, noi non ci offendiamo». Si parla di diritti civili? Vendola si accende: «Se si è cambiata la costituzione per una volgarità come il Fiscal compact, la si può cambiare pure per i matrimoni omosessuali.
Ora è tempo di chiedere diritti interi ed eguali. Sì anche all'adozione di un figlio per le coppie gay». Il governatore pugliese davanti a tutti anche quando si tratta di dire qualcosa di sinistra: eccolo che, da poeta prestato alla politica, s'inventa un mini-monologo che insiste «sul fango di questi giorni» ma anche «sul fango della corruzione, del cinismo, della volgarità», sulle «galere sovraffollate» e le «persone con disabilità» abbandonate al proprio destino. Redemption song.
Pantheon, citazioni e gaffe
Divertente il giochetto del Pantheon di Centrosinistra: Bersani ci mette dentro papa Giovani che «cambiava rassicurando», Tabacci omaggia due eroi Dc come Alcide De Gasperi e Giovanni Marcora, la Puppato si tiene sul femminile con Tina Anselmi e Nilde Iotti, Renzi accomuna Nelson Mandela e la blogger 29enne tunisina Lina, Vendola esalta il cardinal Martini. Proprio il governatore pugliese è stato il candidato che si è servito del maggior numero di citazioni nei propri interventi.
Tre: Luigi Einaudi, Altiero Spinelli e Oscar Wilde. Seguono a quota due Renzi (Piero Ichino e Adriano Olivetti) e la Puppato (J.F. Kennedy e Mahatma Gandhi). Quest'ultima però attribuisce all'ex ministro Renato Brunetta gli strali contro i «bamboccioni». La gaffe non sfugge a Renzi, sedicente «ragazzo fortunato», che subito la ammonisce: «Quello era Padoa Schioppa». Vero: guai a confondere bamboccioni con fannulloni.
Non nominare il nome di Berlusconi
Un'ultima curiosità: Berlusconi non è stato praticamente mai nominato. Per indicare il passato recente si adottano metafore come «buco nero» (Vendola e Tabacci) o fango (sempre Vendola). Dettaglio tutt'altro che trascurabile, se si considerano le filippiche anti-Biscione che fino a un anno fa erano il pane quotidiano del dibattito politico interno al Centrosinistra. Al massimo a qualcuno scappa il termine «berlusconiano». E quando una persona smette di essere nome proprio per diventare aggettivo significa che è uscita dalla cronaca per entrare nella storia.
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