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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 10:08.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 17:52.

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Leo Messi e Thomas MüllerLeo Messi e Thomas Müller

Prima di dare per scontato l'esito della finale mondiale di domenica prossima tra Germania e Argentina è bene ricordarsi che nel calcio, e nello sport in generale, non c'è nulla di certo. E soprattutto che è facile farsi condizionare dall'ultima impressione perdendo di vista la visione d'insieme.

È evidente che l'annientamento del Brasile con un 7-1 che avrebbe potuto tranquillamente essere anche più ampio fa sembrare la finale di Rio de Janeiro una pura formalità: come resistere a una squadra perfetta, capace di sculacciare come bambini i padroni di casa e maestri del calcio? Come bloccare la macchina da gol tedesca, che se non manda in rete gli attaccanti produce azioni a ripetizione con i centrocampisti e i difensori?

Eppure se ripensiamo a tutto il mondiale e non solo all'ultima partita, che è quella che ci è rimasta più impressa nella memoria, vediamo che la perfetta macchina da guerra qualche problema l'ha avuto. Contro il Ghana, per esempio, in una gara chiusa 2-2 solo grazie alla sventatezza tattica degli africani che, senza rubare nulla, avrebbero potuto tranquillamente fare bottino pieno. Così come non possiamo dimenticare l'Algeria, sconfitta per 2-1 ai tempi supplementari e capace di costringere la Germania a lunghi periodi di pura sofferenza calcistica. E non possiamo nemmeno trascurare lo striminzito 1-0 contro gli Usa, che ha messo in luce la difficoltà tedesca contro una squadra molto più debole ma impostata per chiudere tutti gli spazi di gioco.

L'inarrestabile macchina da guerra tedesca che abbiamo visto contro il Brasile in tutto il Mondiale ha avuto un solo altro momento simile, quando ha distrutto per 4-0 l'impalpabile Portogallo di un Cristiano Ronaldo lontanissimo dai giorni migliori nella prima partita del girone di qualificazione alla fase a eliminazione diretta. Perfino i quarti contro la Francia, che pure ha giocato la sua peggior partita nella competizione, si sono chiusi di misura (1-0 con gol di Mats Hummels, un difensore).

Dall'altra parte ci sarà un'Argentina che non ha mai incantato, anzi è vero il contrario. Che è andata ai supplementari due volte (con Svizzera e Olanda) contro una sola della Germania, e che avrà nelle gambe tutto il peso dei minuti giocati in più con un giorno in meno di recupero. Ma è un'Argentina che possiede una caratteristica potenzialmente pericolosissima per tutti gli avversari: li costringe a giocare male, ne sporca le linee di gioco, chiude gli spazi, intasa il centrocampo e spinge la palla verso le linee laterali dove gli attaccanti si infilano invariabilmente in un imbuto e sono costretti a retropassaggi per far ripartire l'azione. Tutta la noia della semifinale con l'Olanda si spiega così.

L'Argentina ha finora giocato un calcio bruttissimo, ma redditizio visto che ha comunque chiuso il girone con tre vittorie e superato ottavi e quarti per 1-0. Ha giocato un calcio bruttissimo, ma ha costretto gli avversari a fare altrettanto. Non è stata solo l'Olanda a snaturarsi davanti ai movimenti vischiosi di Mascherano e compagni: il bellissimo Belgio visto nelle prime partite si è arenato allo stesso modo tra le sabbie mobili dell'Albiceleste.

Gli argentini hanno portato ai massimi livelli il concetto del «primo non prenderle», lasciando che fossero Messi e Di Maria (che potrebbe tornare in campo proprio per la finale) a sbrigliare la matassa. E quando Messi gira a vuoto, male che vada si arriva ai rigori: dove le differenze si livellano, dove più che la forza fisica contano la forza mentale, la voglia di tirare, la paura di sbagliare.

Se giudicassimo dalle due semifinali dovremmo consegnare la Coppa ai tedeschi e dichiarare il Mondiale già chiuso, limitandoci a seguire l'inutile finale per il terzo posto tra Brasile e Olanda. Ma la singola partita spesso è bugiarda e i tedeschi dovranno dimenticare il più in fretta possibile la goleada messa a segno contro i verdeoro.

In finale troveranno l'Argentina, una delle sole quattro Nazionali al mondo contro cui hanno un bilancio negativo (le altre sono Brasile, Francia e ovviamente la «bestia nera» Italia). Un'Argentina che finora non ha giocato, ma non ha mai lasciato giocare. Una squadra che, nell'abulia generale e nel bel mezzo di una partita spenta, può sempre sperare nel colpo di genio di Leo Messi. Che può resistere fino alla fine e giocarsi tutto ai rigori. La Germania per vincere sarà obbligata a giocare: se ci riuscirà allora sì, che vedremo una finale scontata, altrimenti le cose potrebbero complicarsi oltre ogni ragionevole previsione.

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