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Arriva Silicon Valley 3.0 L'hi-tech si tinge di verde

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 15:54.

Un tempo dominava il silicio, trionfavano i programmatori di software, i geeks, gli hackers con buon potenziale di "normalizzazione". E i tassi di crescita a Silicon Valley prima della bolla del 2000 erano esponenziali. Poi ci fu il crollo. Internet si avvitò su se stessa. Ci furono scandali contabili e vennero alla luce trucchi sugli ipo più interessanti. Per le strade di Silicon Valley arrivò la desolazione.

Oggi c'è la rinascita, ma i settori trainanti, in crescita piuttosto che in stabilità difensiva, non sono più nell'hi-tech tradizionale, nella computer science per intenderci, ma nella "bio science" e nel settore esplosivo della "clean technology", cioè della "tecnologia pulita". Il fenomeno lo abbiamo registrato nelle cronache finanziarie degli ultimi anni: nuove start up come Codexis, ad esempio, che ha raccolto 78 milioni di dollari per proseguire nelle sue ricerche su carburanti biologici; Solyndra, che opera nel settore dell'energia solare, ha raccolto addirittura un miliardo di dollari e nel 2007 si è trasferita nei vecchi quartieri generali di un produttore di "Hard Drives" ormai fallito per l'impossibilità di competere con i produttori cinesi.

La vicenda Silicon Valley 3.0, come la chiamano con affetto i locals e come la battezza il Wall Street Journal che ha dedicato ampio spazio al fenomeno, non nasce tuttavia per caso. La municipalità di San Jose, nel cuore della Bay Area, ha messo a punto un programma di incentivi per attirare nuovi produttori in attività legate all'energia pulita o rinnovabile puntando sul futuro invece che sui settori tradizionali, stanchi, afflitti dalla concorrenza asiatica. Almeno in questo, la California che nel 2010 elettorale sembra per la prima volta allontanarsi dall'innovazione politica e sociale, ha mantenuto nella Silicon Valley il suo credo di sempre: la ricerca della nuova frontiera.

Il primo esperimento di incentivi risale al 1976: 2.300 acri furono riservati per la creazione di un parco industriale attorno a Edenvale. L'esperienza in materia è dunque consolidata. E dopo vari capitoli di incentivi, espansioni e contrazioni siamo arrivati al terzo sviluppo, con la creazione nel 2004 di un incubatore bioscientifico da 3.700 metri quadrati per aiutare nuove aziende che avrebbero potuto sfondare nel settore energie rinnovabili.

Nel 2007 l'incentivo fiscale: ci sarebbero stati contributi finanziari per l'acquisto di macchinari se aziende operanti nel settore solare si fossero trasferite a Edenvale. Sono arrivate a frotte. Fra queste l'inchiesta del Wall Street Journal identifica Nanosolar fondata dal Brian Sager con finanziamenti di Sergey Brin e Larry Page di Google. Nel 2007 Nanosolar, che si era mossa in uno spazio di 100 metri quadri con 10 dipendenti per risparmiare sui costi, ha ottenuto incentivi dalle autorità di San Jose per 1,5 milioni di dollari, altri capitali per 100 milioni di dollari e ha aumentato gli occupati da 10 a 50 persone; a Edenvale occupa adesso spazi di 10mila metri quadrati. In alcuni anni potrebbe raddoppiarlo.

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Da un punto di vista macro, il fenomeno clean tech si è tradotto alla fine del 2008 in un aumento dell'occupazione del 58% creando 44mila nuovi posti di lavoro. Altri sviluppi paralleli? Una volta il 70% del venture capital andava in investimenti in hi-tech tradizionale, oggi siamo solo al 50%, il resto va in "clean tech".

Non che la Valley non abbia sofferto della recessione e della crisi. Nel 2009 gli investimenti in venture capital sono stati di 8,3 miliardi di dollari, ben al di sotto del massimo storico di 11,8 miliardi di dollari nel 2008. Si stima che a livello nazionale la caduta è stata dal picco di 32 miliardi di dollari del 2007 ai 22 miliardi di dollari dell'anno scorso. Detto questo il cambiamento strutturale c'è stato: l'hi-tech digitale, con fenomeni come Google o Facebook, continua a fare la parte del leone, ma la diversificazione nei nuovi settori emergenti consentirà di avere maggiore stabilità nei momenti di crisi. E il passaggio dall'obsoleto business dell'immagazzinamento dati a quello dell'immagazinamento energia è non solo promettente, ma permeabile alla concorrenza cinese.

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