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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 12:30.

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Apple vicina al traguardo dei 100 miliardi di ricavi. Per superare IbmApple vicina al traguardo dei 100 miliardi di ricavi. Per superare Ibm

Ancora per i prossimi due anni Apple potrebbe continuare a crescere alla voce ricavi nella misura del 50%, ripetendo l'exploit dell'ultimo esercizio fiscale (chiuso con entrate in salita del 52%) e ringraziando in particolare il previsto boom di domanda su scala planetaria per i tablet. La previsione non è di un fan dei prodotti della Mela ma di George Colony, Chief executive officer nonché fondatore di Forrester Research, una delle più autorevoli società di ricerca nel settore hi-tech. In un'intervista rilasciata a Bloomberg, l'analista ha fatto i conti in tasca alla società di Cupertino snocciolando via via cifre che isserebbero in futuro Apple sul trono delle più grandi compagnie tecnologiche del mondo, davanti a mostri sacri dell'informatica a stelle e strisce come Ibm ed Hewlett-Packard.

I circa 15 milioni di iPad venduti nel 2010 e gli oltre 90 milioni di iPhone spediti sul mercato dal 2007 a oggi sono un dato di fatto. Oggi in Europa debutta il nuovo iPad 2. La previsione di Colony, che nasce proprio dal successo ottenuto da Apple nel campo delle soluzioni mobili (terminali e applicazioni), guarda avanti e fissa alcuni punti chiave. Il primo vede il produttore californiano pronto ormai a sfondare il muro dei 100 miliardi di dollari di fatturato nel corrente esercizio fiscale (che terminerà il prossimo fine settembre), in virtù di un'ulteriore crescita del fatturato del 54%.

Se ciò avvenisse, per Apple significherebbe superare il giro d'affari di Ibm, i cui ricavi sono arrivati lo scorso anno a 99,9 miliardi di dollari, e avvicinare quello di Hp, che lo scorso ottobre ha iscritto a bilancio entrate pari a 126 miliardi. In buona sostanza Steve Jobs (o il suo eventuale successore) potrebbero fra qualche mese brindare a un risultato solo cinque anni fa del tutto impensabile e prepararsi – secondo la visione del Ceo di Forrester – al traguardo prossimo venturo dei 200 miliardi di dollari di fatturato, sempre che i ritmi di sviluppo del suo business perdureranno anche dal 2013 in poi ben oltre la doppia cifra.

Dopo aver festeggiato il primato assai prestigioso di essere la società hi-tech americana con il più elevato valore di capitalizzazione sul mercato, salito oggi a quota 330 miliardi di dollari contro i 228 miliardi di Microsoft, Apple avrebbe quindi secondo Colony tutte le carte in regola per continuare a crescere. Dall'analista arriva comunque un'altra indicazione, con destinatari tutte le aziende tecnologiche: le web apps sono un business in grado di generare un giro d'affari globale da 35 miliardi di dollari e gli esempi di come queste possono diventare un'arma di marketing per le multinazionali sono i più svariati. Dalla catena Hilton, che sta lavorando a un software per permettere di aprire le camere dei suoi alberghi con l'iPhone, al gigante indiano Tata Consultancy Services, già pronto a offrire servizi per la gestione delle applicazioni su larga scala.

Tornando invece ad Apple, Colony non ha mancato di sottolineare come una delle sfide più importanti da vincere per la società di Cupertino sarà la successione di Jobs. Con ogni probabilità una roadmap di prodotto per i prossimi tre/quattro anni è già stata preparata ma venendo a mancare la figura carismatica del numero uno non è così scontato che la capacità di estrarre dal cilindro ogni due anni un nuovo prodotto di successo sia garantita. Altri grandi nomi dell'hi-tech Usa, questa l'ultima osservazione del Ceo di Forrester, potrebbero però avere qualche problema causato da un inadeguato approccio alla rivoluzione delle web app. E i nomi in questione sono quelli di Facebook, lenta nel supportare l'iPhone e nel creare l'app per l'iPad, e Google, ancora troppo dipendente dalle entrate della pubblicità on line e con il punto di domanda di un nuovo Ceo, Larry Page, che secondo Colony potrebbe rischiare di emulare l'esperienza (finita male) di un altro brillante ingegnere della Silicon Valley. Quel Jerry Yang che dopo aver fondato Yahoo! ed esserne divenuto amministratore delegato nel 2007 dopo due anni fu costretto a lasciare la poltrona dopo aver rifiutato di cedere la società a Microsoft. Poi diventata partner della compagnia californiana sul fronte del search advertising.

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