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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 08:58.

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Google sfida Windows: arriva ChromebookGoogle sfida Windows: arriva Chromebook

SAN FRANCISCO - Piccolo, economico e tutto sul web: è Chromebook, il primo computer con il marchio di Google, che dovrà rivoluzionare secondo il gigante della ricerca internet il modo di usare un pc. E farà concorrenza diretta a Windows per aziende e consumatori. L'annuncio e' arrivato alla seconda e ultima giornata di Google I/O, la conferenza di San Francisco che mette insieme gli sviluppatori esterni che scrivono software per i sistemi operativi di Google.

Dati e programmi non sono più ospitati sul disco rigido del computer ma in remoto nella "cloud", la nuvola sulla quale l'azienda di Mountain View ha puntato tutto per sfondare nei pc. L'annuncio di Sundar Pichai, senior vice president di Chrome, ha scaldato la platea di 5.000 sviluppatori ai quali Google aveva appena comunicato che potranno tenersi il 95 per cento dei pagamenti effettuati online sul Chrome Web Store, il negozio online aperto tre mesi fa.

Chromebook, prodotto in due modelli da Acer e Samsung con sistema operativo Chrome e processore Intel, sarà in vendita dal 15 giugno in sette paesi tra cui l'Italia. Il prezzo negli Usa va dai 349 dollari per il modello base fino a 499. L'accesso al web (tramite Verizon negli Usa) si pagherà secondo l'uso e sarà fondamentale perché sul computer non ci saranno dati, tutti ospitati sui server di Google. Non ci sono rischi per la sicurezza? "Ogni singolo dato sarà crittato", ha assicurato Pichai. L'offerta punta anche a colpire Microsoft (e in misura minore Apple) non solo tra i privati ma anche nelle aziende e nel mondo dell'istruzione.

Pichai ha attaccato direttamente Windows, un sistema che secondo Google molti utenti come le scuole "non possono permettersi perché costa troppo mantenerlo". La soluzione di Mountain View e' una licenza d'uso per le aziende da 28 dollari al mese per ciascun Chromebook , che diventano 20 per le scuole. L'obiettivo e' estremamente ambizioso: tre quarti del mercato corporate, anche se non ci sono tempi fissati. Il 75% degli utenti aziendali, secondo Pichai, "potrebbe fare il salto già da oggi".
Clima di festa rovinato però dalla notizia che Google deve affrontare un altro problema legato alla privacy.

La società ha accantonato 500 milioni di dollari per pagare potenziali multe che potrebbero essere inflitte nel quadro di un'inchiesta del dipartimento della Giustizia Usa sulla pubblicità online. Secondo quanto ha reso noto la stessa Google si tratta di un'inchiesta "sull'uso della pubblicità Google da parte di alcuni inserzionisti". L'accantonamento ha effetto sull'utile per azione del primo trimestre, che risulta così calato dell'8 per cento rispetto all'anno precedente. No comment dalla società su cosa riguardi esattamente l'indagine, ma di certo c'e' che gran parte del fatturato di Google viene proprio dalla pubblicità. E che la posizione dominante nel settore della ricerca internet e' sotto scrutinio, con l'inchiesta annunciata in aprile dalla Federal Trade Commission statunitense e varie indagini pronte a partire al Congresso Usa, oltre a quelle già in corso in Texas e da parte della Commissione Europea.

Dalla due giorni di San Francisco non e' però arrivata una parola che gli investitori Internet danno ormai per scontata: "social". Dopo il flop del social network Google Buzz, che non ha sfondato in un mondo dominato da Facebook, la parola d'ordine e' minimizzare. "Non pensiamo che il social sia un prodotto, ma una funzionalità attiva su vari prodotti", dice al Sole 24 Ore il direttore product development di Google Android, Hugo Barra. La traduzione la fornisce un portavoce: "In futuro ci potranno essere funzioni social incorporate in Android", il sistema operativo di Google per gli smartphone.

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