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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2011 alle ore 19:04.
Google trasforma il telefonino in una carta di credito
Google lancia il servizio per rendere il cellulare una carta di credito. Si chiama Google Wallet. Al cliente basterà avvicinare uno smartphone con sistema operativo Android e tecnologia Nfc su un apposito terminale abilitato alla fine dell'acquisto. Previste anche offerte mirate basate sulle abitudini di acquisto e la geolocalizzazione dell'utente.
La notizia era stata anticipata dalla stampa internazionale. La tecnologia Nfc (near field communication) sta arrivando sugli smartphone, come si è visto anche da diversi annunci all'ultimo Mobile world congress di Barcellona. Il tentativo di Google, ora, è coinvolgere anche l'ecosistema del retail e del credito per «costruire la prossima generazione del commercio mobile» ha spiegato Stephanie Tilenius, manager di Google, durante una presentazione a New York trasmessa in streaming.
Partner dell'iniziativa sono Citigroup, MasterCard, First data, azienda che fornisce soluzioni di pagamenti mobili, e l'operatore americano Sprint. Le carte utilizzabili, al momento, sono Citi Mastercard e la carta prepagata di Google, ma l'applicazione consente di aggiungerne altre. Google sperimenterà il servizio a New York e San Francisco entro l'estate con i possessori di un Nexus S con operatore Sprint. Poi verrà esteso ad altri terminali con tecnologia Nfc e sistema operativo di Google.
Tra i primi a utilizzare il servizio di Google ci sono le macchinette Coca Cola, i taxi abilitati, Cvs, Jack in the Box, Sports authority e Sunoco.
Android, secondo i dati di Gartner, nel primo trimestre 2011 ha raggiunto una quota di mercato del 36%, diventando leader in questo settore di fascia alta. Anche Apple e Microsoft, con Windows phone, stanno accelerando sui pagamenti in mobilità.
«L'ingresso di Google nel mercato dei pagamenti mobili è rilevante perchè quando si muove un colosso di questo calibro è facile che i consumatori e gli esercenti siano incoraggianti all'utilizzo» spiega Filippo Renga, responsabile della ricerca mobile internet, content & apps del Politecnico di Milano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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