Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2011 alle ore 17:26.
Non stupisce che sia proprio la musica a cogliere così prontamente le potenzialità offerte dal cloud. Verso la fine degli anni 90, il formato Mp3 e i primi lettori multimediali hanno scardinato le regole dell'industria musicale internazionale, peraltro già messa a dura prova da fenomeni quale Napster. Per non parlare dell'avvento di iTunes: il negozio virtuale che ha aperto l'era della distribuzione online dei brani. Un mercato che oggi vale circa 4,6 miliardi di dollari (il 30% del totale) generati da 400 piattaforme legali.
In Italia i download sono stati 12 milioni nel 2010 (+10% rispetto al 2009) con un fatturato di 22,5 milioni di euro e iTunes è, a livello globale, uno dei principali canali di vendita della musica. Che ora si appresta a entrare nella nuvola.
Le opportunità sono immense: disponibilità ubiqua dei brani, sincronizzazione automatica degli acquisti e nuove possibilità di fatturato. Non è un caso che Amazon, Google e Apple, tre pionieri del cloud computing seppure con approcci differenti, si siano subito buttati a capofitto. Anche se in modo differente. La musica nel cloud per Google può essere l'occasione per reperire ulteriori informazioni, in funzione dei sistemi di pubblicità online, oltre a generare indotto sui servizi esistenti.
Abbiamo provato in anteprima Google Music in versione beta: uno spazio gratuito, un vero disco fisso sul web in cui caricare fino a 20mila brani. Che si riproducono dal player integrato oppure dall'app per Android. Così non serve più memoria locale, perché bastano un accesso a internet e un browser, poi si digita nome utente e password... et voilà tutta la raccolta (anche i brani acquistati da iTunes) caricati in remoto ma non più scaricabili in locale.
Per ora i servizi disponibili sono limitati: i classici comandi di riproduzione e la possibilità di acquistare dischi e materiali attraverso il canale Shopping di Google. Nella sua semplicità, Music Beta funziona alla perfezione anche su iPhone e iPad.
Più elaborato l'approccio di Amazon Cloud Player, perché funziona sempre come archivio online, con tanto di applicazioni da installare sugli smartphone, con capacità infinita nel caso si acquistino i brani dall'Mp3Store. Mentre se si vogliono caricare i file dal pc si hanno 5 Gb predefiniti; se non bastano bisogna sottoscrivere un abbonamento annuale con tagli da 20 Gb a 1 Tb e prezzi da 20 a 1.000 dollari. Purtroppo non è ancora attivo in Italia. Il suo punto di forza rimane la perfetta integrazione con lo store di Amazon e la web app di ottima fattura, tanto da sembrare un player software installato.
E poi c'è Apple. La casa di Steve Jobs ha varato iCloud, un sistema di sincronizzazione tra Mac, pc, iPod touch, iPad e iPhone di dati personali, foto e musica.
Tutto funziona senza passare dal pc: quando si acquista un brano basta scegliere di piazzarlo nel cloud per ritrovarselo nella memoria locale dei vari dispositivi, pronto per essere ascoltato. iCloud prevede 5 Gb di spazio che, soprattutto se si acquistano brani e film, si esauriscono in breve tempo. Quindi la società di Cupertino ha già previsto la possibilità di estendere lo storage con 24,99 dollari l'anno per arrivare a memorizzare fino a 20mila brani.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
APP AND ENTERTAINMENT
Ecco le migliori app per organizzare le vacanze last-minute
di Anna Volpicelli
-
nova24
Startup, la mappa delle regioni che hanno ricevuto più finanziamenti dal Fondo Pmi
di Luca Tremolada
-
TREND
Effetto Grecia anche su Google: vacanze e crisi sono il tormento degli italiani
-
Gadget
I Google Glass cambiano faccia: arriva la Enterprise Edition?
-
DIGITAL IMAGING
Fotografia: ecco le migliori app per i professionisti dell'immagine - Foto
di Alessio Lana
-
la app della discordia
UberPop sospeso anche in Francia. E ora in Europa è fronte comune
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.