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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2011 alle ore 18:26.
Promuovere il proprio paese all'estero, stringere legami forti con la società civile più dinamica, diffondere informazioni di servizio e allargare progressivamente la propria sfera di influenza. Gli obiettivi in termini di comunicazione della diplomazia internazionale non sono cambiati con gli anni. Nuovi però sono i canali utilizzati per perseguire tali scopi, a partire dall'ultima frontiera del web: i social network. Sul podio dei paesi più avanzati troviamo gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, senza dimenticare Russia e Canada. L'unico paese del G-8 a non avere un capo di Stato o di Governo attivo su Twitter è l'Italia.
Seguendo l'esempio del numero uno della propria diplomazia, il presidente Barack Obama, il Dipartimento di Stato americano ha da tempo la leadership sulla eDiplomacy, ovvero sull'uso avanzato del web – Facebook, Twitter e non solo – a supporto delle missioni diplomatiche in tutto il mondo. Da Bogota alle Isole Samoa, da Belgrado a Bangkok, non esiste capitale al mondo in cui sia presente una ambasciata americana senza un profilo Twitter o una pagina ufficiale su Facebook. In alcuni casi è lo stesso ambasciatore a gestire un profilo personale senza intermediari, come Ivo H. Daalder, primo rappresentante della diplomazia a stelle e strisce presso il quartier generale della Nato a Bruxelles.
Commenti sull'attualità politica, segnalazione di eventi, dialogo con gli altri membri della community, sessioni di domande e risposte sono i principali contenuti condivisi in tali profili. Pochi minuti al giorno, spesso ricavati da pause o spostamenti durante la giornata, vengono messi a frutto partecipando e influenzando il pubblico attivo della rete, dotati semplicemente di una connessione a internet e uno smartphone.
Una diplomazia leggera che offre vantaggi non indifferenti: il messaggio raggiunge e viene rilanciato da chi è interessato, senza il filtro dei media tradizionali. Una integrazione al lavoro di relazioni con i giornalisti, che amplia il pubblico complessivamente raggiunto, con una tecnica di ingaggio più in linea con le esigenze del pubblico più giovane. Ne è un esempio il contest con due biglietti Vip per il concerto di Lady Gaga all'Europride, messo in palio dall'ambasciata americana a Roma attraverso la pagina ufficiale su Facebook.
Molto attivo è anche il Foreign Office britannico, tra i primi a dotarsi di una rete di blog, alla quale contribuiscono ministri, ambasciatore e altri funzionari diplomatici. Il tutto è coordinato da Jimmy Leach, responsabile dell'ufficio Diplomazia Digitale. La strategia inglese vede i blog armonicamente integrati a Facebook e Twitter, Flickr e YouTube, tanto da rilanciare contenuti social, come la trascrizione di una sessione di domande e risposte sull'Afghanistan tenuta su Twitter dal Ministro William Hague.
L'uso intelligente dei social media vede in prima linea anche le forze armate, soprattutto nell'ambito delle missioni internazionali. La missione Isaf/Nato in Afghanistan, alla quale partecipa il nostro paese, è particolarmente attenta a comunicare con l'opinione pubblica con il Web 2.0. Il sito web è un blog sempre aggiornato con le ultime notizie, rafforzato da contenuti multimediali pubblicati su YouTube e Flickr, con canali Facebook e Twitter seguiti da quasi 100.000 persone. Notevole inoltre la competenza con la quale questi strumenti vengono utilizzati, tra link accorciati, hashtag su Twitter e descrizioni accurate per foto e video.
Influenzare l'opinione pubblica producendo contenuti a disposizione dei media e del pubblico, libero di riprodurli e diffonderli. Così il Dipartimento della Difesa Usa ha creato Dvdis (defense video & imagery distribution center), ricco di video, immagini, podcast da scaricare e riutilizzare. Un hub di servizio al quale attingere per raccontare ciò che avviene in Iraq e in Afghanistan.
Esempi che il mondo dell'impresa, non ancora pienamente consapevole delle potenzialita del social web, dovrebbe seguire e imitare. Convince di più un messaggio pubblicitario o il coinvolgimento del proprio pubblico, dotato di contenuti per diventare testimonial dell'azienda? La diplomazia internazionale ha fatto la sua scelta.
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