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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 12:04.

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Il bicchiere di vino è simbolo di convivialità, di apertura, di sincerità. Anche quando diventa virtuale. Il dialogo e la trasparenza sono infatti propri anche del social web. E il mondo che ruota attorno a quel bicchiere se n'è accorto da tempo. I blogger scelti da Wineblogger sono un migliaio – ma senz'altro il numero è di gran lunga superiore – e danno vita a 100mila conversazioni al giorno parlando di circa 1.700 vini ogni giorno. Nel fine settimana l'appuntamento è a Brescia per rendere omaggio alla Franciacorta: 250 blogger da 32 Paesi hanno esaurito da mesi i posti nel Museo del monastero di Santa Giulia. Oltre al focus sugli spumanti, al centro del confronto c'è lo storytelling, il modo di raccontare e di raccontarsi.

«Vogliamo comprendere i social network per trasmettere al meglio la storia, propria e del proprio vino, che è il vero patrimonio del singolo produttore», spiega Robert McIntosh, direttore di Vrazon, che organizza la Wine Bloggers Conference europea di questi giorni.

Le potenzialità sono enormi. «È un potente mezzo di contatto con il consumatore», conferma Francesco Zonin, vicepresidente dell'omonima casa vinicola che da tempo sfrutta il web per confrontarsi con consumatori e appassionati: «Si entra in contatto con una generazione che si avvicina al vino in maniera attenta, aperta alla sperimentazione: è una risorsa soprattutto per le aziende medio-piccole, con un budget ristretto di comunicazione.

Ma bisogna aprirsi e accettare anche le critiche». Lui stesso ha accettato la sfida della rete al punto di fare il primo vino "open source". Lo scorso anno ha coinvolto 13 wine blogger ed esperti, fornendogli il kit di assemblaggio su taglio bordolese dalla tenuta siciliana per proporre ciascuno un proprio blend, valutato e discusso sul web e al Vinitaly 2010. Il Symposio di quest'anno con il taglio del 2008 è il primo che nasce sulla base delle osservazioni: «Abbiamo ammorbidito la predominanza del Cabernet, criticato per l'eccessiva "chiusura".

L'esperimento è stato positivo, ora stiamo decidendo come proseguire». Intanto nel wine bar di New York Zonin ha introdotto una lista dei vini con Qr code, per avere sul telefonino una degustazione guidata in video. Anche questo è un modo di raccontare la cultura del vino.

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