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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 12:48.

Il documento depositato presso la Corte suprema del Quebec. Era nell'aria, anche in Italia, e puntualmente è arrivata. La prima class action avviata contro Research in Motion per il blocco dei servizi di connettività dei BlackBerry avvenuto dall'11 al 14 ottobre porta la firma dello studio legale Consumer Law Group ed è stata depositata presso la Corte Suprema del Quebec. A giorni verrà recapitata al quartier generale della società canadese ed ecco materializzarsi il rischio, che qualcuno evidenziava nell'immediatezza dell'incidente tecnico che ha lasciato senza connettività milioni di persone in tutto il mondo, di un danno economico non indifferente. molto caro.

Il blocco dei BlackBerry: la ricostruzione della vicenda (di Luca Figini)

BlackBerry: 100 dollari di app gratis per scusarsi (di Luca Figini)

L'azione legale è finalizzata a risarcire, questa l'essenza del documento, gli utenti dei BlackBerry in possesso di un contratto per il traffico dati impossibilitati ad usufruire dell'accesso alla propria casella di posta, al servizio di Messenger e/o di connettività Internet nei tre giorni del black out. L'obiettivo è chiaro: Rim deve rimborsare i clienti danneggiati dal disservizio, direttamente o indirettamente tramite i carrier mobili suoi partner. I vertici della compagnia non hanno al momento fornito commenti in merito trincerandosi dietro il fatto che la mozione, fisicamente, non è ancora arrivata ai suoi legali, che a tempo debito risponderanno in via formale.

Dopo le scuse dispensate in video dal co-Ceo Mike Lazaridis e la decisione di regalare 100 dollari in applicazioni e un mese di assistenza gratuita aggiuntiva a consumatori e aziende vittime del blocco (il peggiore della storia della compagnia), Rim deve ora affrontare il problema più spinoso. I giudici dovranno valutare se e come dovrà procedere al risarcimento dei danni provocati ed è difficile ipotizzare oggi le possibili cifre in gioco. La prima class action è comunque partita. E chissà se anche le Associazioni a tutela dei consumatori italiane (il Codacons) daranno ora seguito alle "minacce" rese pubbliche nei giorni immediatamente successivi al blocco.

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