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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 20:08.

Materiali umani da Faenza. Le scoperte più innovative spesso sono quelle più semplici. Quelle che magari sanno sfruttare come materia prima l'incredibile giacimento offerto dalla natura.

È quanto ha fatto il team di ricercatori dell'istituto di materiali ceramici e compositi di Faenza del Cnr che con il suo progetto "Bone Aid" ha deciso di impiegare il legno degli alberi per costruire impianti ossei in grado di diventare veri e propri "pezzi di ricambio" da impiegare in caso, a esempio, di fratture importanti: «Riprodurre un osso in laboratorio è molto difficile, se non impossibile – spiega Anna Tampieri che guida un gruppo di cinque persone dai 24 ai 42 anni –: con le nostre ricerche abbiamo scoperto che il legno possiede una sorprendente somiglianza con il tessuto osseo, in particolare il rattan, conosciuto anche come midollino e utilizzato per costruire sedie da giardino».

Questi materiali vengono sottoposti poi a un processo chimico che però non ne muta la struttura originaria. Con questa scoperta il team di Faenza già nel 2009 si era guadagnata la copertina del «Time» che li aveva segnalati come una delle 50 scoperte più innovative dell'anno. Ora con il premio della start cup (per il Nord) arriva una sorta di viatico per il salto sul mercato: «Ma abbiamo bisogno di un partner – spiega Tampieri –, magari del settore biomedicale meglio se italiano, per coprire gli alti costi necessari per arrivare al marchio Ce. In cambio offriamo un prodotto unico per questo mercato».

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