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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 20:36.

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A volte la passione diventa una professione. Soprattutto oggi quando ci si avventura sul digitale. Anche se il terreno resta scivoloso e occorre evitare passi azzardati.

Per l'osservatorio Altratv.tv sono già centinaia i cittadini videomaker italiani che con il tempo stanno iniziando a trasformare la loro micro web tv in un'impresa sostenibile.

Lo sa bene Francesco Vanin, che ha iniziato nel 2006 con ventimila euro di capitale e oggi è a capo della prima web tv di Pordenone. La sua Pnbox.tv dà lavoro a dodici collaboratori. E le commesse non mancano. Oggi l'emittente online produce per le amministrazioni locali e industriali del territorio. «L'ultimo servizio portato in redazione? Il comune che inaugura una pista ciclabile, ma si dimentica di togliere i cassonnetti della spazzatura dal percorso», racconta Vanin. Fanno web tv con un buon ritorno dell'investimento anche Ravenna web tv in Romagna, Messina web tv in Sicilia e Ostiatv.it sul litorale romano

Il business - a detta di questa cliccata micro web tv - passa soltanto se si lavora con professionalità, se si crea un contatto reale con i cittadini e se si opera in multicanalità: «Abbiamo inventato mesi addietro un'app sul mobile per segnalare ciò che avviene a Ostia: senza aver fatto pubblicità abbiamo raggiunto trecento download in pochi mesi», racconta Silvia Tocci, direttore di Ostiatv.it, canale che ha una decina di collaboratori sparsi sulla città e una redazione che fa anche da studio tv.

Ma occorre che la web tv sia liquida e "social": la chiave per il successo imprenditoriale di una web tv passa oggi per i social network e per i devices mobili. E soprattutto per una capillare copertura commerciale sul territorio, con un potenziale enorme di risorse economiche da intercettare. «In ogni struttura di web tv è necessario che ci sia una risorsa che si dedichi ai media sociali e al posizionamento sui motori di riceca. Noi di Vallesina tv abbiamo una risorsa dedicata per i social network perchè occorre presidiare, anche in un'ottica di vendita», precisa Daniele Bedetti, fondatore della web tv marchigiana.

Ad oggi in Italia la metà delle micro web tv vendono spazi pubblicitari, alcune si affidano ad Adsense: questi videomaker riescono a trovare formule economicamente sostenibili con i classici banner e talvolta spingendosi oltre con i più innovativi pre-roll e post-roll. Alcune micro web tv hanno iniziato ad utilizzare anche il take-over della pagina, con il layout dedicato esclusivamente a particolari eventi. Ma la formula ricorrente è oggi il video su commessa, o la richiesta di finanziamenti pubblici anche attingendo a fondi europei: in alcuni casi le web tv sono finanziate dalle istituzioni pubbliche o dalle comunità montane, come Codec tv di Bologna o Orso tv delle valli Orco e Soana.

I modelli non arrivano esclusivamente da Oltreoceano. Si guarda al mercato europeo e – paradossalmente – al contesto universitario. Uno dei punti di riferimento di progetti economicamente sostenibili è Campus tv, web tv nata nel 1999. «Trasmettiamo sul web un magazine on demand di trenta minuti. Dall'informazione alla ricerca, senza trascurare l'entertainment», precisa Kerstin Krieg, dell'università di Mainz.
Campus tv si avvale di professionisti a contratto. C'è un legame passionale che lega gli studenti. Il business model risulta vincente. La tv è finanziata solo con 50mila euro all'anno e coopera con altre società per poter aumentare i proventi.

Così anche in Rete vince chi fa il gioco di squadra. Con la propria comunità, con le imprese sul territorio, con la Pubblica Amministrazione. Solo in questo modo le micro web tv da semplici siti di informazione diventano portali multicanale, da laboratori di giornalismo cittadino evolvono in start up.

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