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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 19:23.

Dal microblogging alle carte di credito. Jack Dorsey, 35 anni, ha creato Twitter e poi si èlanciato nel mondo dei pagamenti mobili con Square (Corbis)Dal microblogging alle carte di credito. Jack Dorsey, 35 anni, ha creato Twitter e poi si èlanciato nel mondo dei pagamenti mobili con Square (Corbis)

Jack Dorsey ha voglia di un cappuccino. Tira fuori lo smartphone, lancia una app e scopre che c'è un caffè dietro l'angolo. Come entra nel locale, la barista vede sul registratore di cassa - che di fatto è un iPad - la foto e il nome di Jack. Lui ordina un cappuccino (latte, lo chiamano in America) e se ne va senza tirar fuori il portafogli. Eppure, ha regolarmente pagato. «Ma il bello - ha spiegato Dorsey pochi giorni fa, durante la conferenza Techonomy a Tucson, in Arizona - è che la prossima volta che entro in quel caffè, il sistema si ricorderà di me e del mio latte».
La app si chiama Square Card Case, è disponibile gratuitamente per iOS e Android, ed è un nuovo servizio di Square, la società di pagamenti digitali 'facili' che già movimenta 11 milioni di dollari al mese, fondata poco più di un anno fa da Jack Dorsey. Il quale, giova ricordarlo, è anche l'inventore di Twitter.

Al pubblico attonito di Techonomy, Dorsey - il 35enne del Missouri che ha cambiato la comunicazione con Twitter e pare intenzionato a fare altrettanto con i pagamenti elettronici di Square - ha candidamente rivelato di lavorare otto ore al giorno. In entrambe le società che ha fondato. «Ma abito proprio al di là della strada» a San Francisco, ha aggiunto, quasi per schernirsi.
Il modello di management è quantomeno originale. «Le mie giornate sono a tema», racconta. «Il lunedì è il giorno più propriamente dedicato all'azienda. Il martedì mi occupo dei prodotti. Il mercoledì di marketing e comunicazioni. Il giovedì delle partnership. Il venerdì di come promuovere la cultura aziendale, ad esempio con il recruiting», l'ingaggio di nuovi cervelli. Il sabato, Jack Dorsey va a camminare. Ma «la domenica la uso per le riflessioni, le strategie. Mi preparo per la settimana che viene».

L'idea di Square (che, udite udite, funziona solo negli Stati Uniti) è semplice. Ti registri sul web (www.squareup.com) e ti arriva un piccolo quadratino con un jack che si infila nella presa cuffie di un iPhone o di un telefono Android. Da quel momento, sei in grado di riscuotere pagamenti da tutte le carte di credito, semplicemente strisciandole dentro il piccolo device di Square. Il giorno dopo ti arriva l'accredito, ma detratto di un (oneroso) 2,75%. Il mese scorso, Square ha eseguito 11 milioni di dollari di transazioni. Ma erano solo 4 milioni a luglio. Così, non fa meraviglia che la Visa abbia investito nella società.
«Ma cos'hanno in comune Twitter e Square?», domanda David Kirkpatrick, l'intervistatore. «Le vedo come due utilities, che si adattano ai diversi bisogni dei loro clienti», risponde Dorsey. «Non vogliamo che Square sia una prerogativa dei guidatori di taxi, né che Twitter sia il regno dei politici e delle celebrità».

Ma è difficile che Square riesca a replicare il successo planetario di Twitter. Sia Apple che Google stanno preparando la tecnologia Nfc (near field communication) per usare direttamente lo smartphone al posto della carta di credito, semplicemente avvicinandolo a un ricevitore alla cassa. Ecco perché Dorsey ha tirato fuori dal cappello Card Case. «Con la Nfc, il negoziante ottiene solo il nome del cliente», spiega Dorsey. «Con Card Case invece, è in grado di identificarlo appena varca la soglia del negozio. È perfetto per costruire un rapporto di fedeltà».
Anche se la partita per il futuro dei pagamenti elettronici è ancora tutta da giocare, Dorsey ha mosso le sue pedine con sagacia, ancorché solo negli Usa. Abbiamo provato la app Square Card Case (si certo, ci vuole un account sull'iTunes store americano): è bella, semplice - basta inserire il numero della carta di credito - e funziona bene. Peccato che alla richiesta «cerca i negozi più vicini», abbia trovato un'invitante gelateria italiana: Il Laboratorio del Gelato. Peccato che sia al numero 188 di Ludlow Street, New York City. A 6.688 eloquenti chilometri di distanza.

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