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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 13:16.

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Twitter: il social network che non ti aspettiTwitter: il social network che non ti aspetti

Quando, nel 2006, Jack Dorsey e soci implementarono Twitter avevano in mente qualcosa di diverso e, anche questo, è uno degli aspetti interessanti della piattaforma di microblogging: la capacità degli utenti di trasfigurare la genesi di un mezzo e farlo diventare un'evoluzione di sé lontana da quella che era nella mente degli ideatori. Sono gli internauti che fanno la Rete e, in virtù di ciò, questa assume lo spessore che gli utenti le danno tramite l'uso che ne fanno e i temi che trattano.

La tag-line scelta dagli ideatori di Twitter fu "What's happening?", slogan che si poteva parafrasare con "cosa succede nel tuo mondo?" e invece oggi è diventato piuttosto un "cosa succede nel mondo?". Meno conversazione diretta (scopo meglio asservito da altre piattaforme) e più tamtam virtuale, maggiore spirito di condivisione in uno specchio limitato – quello dei 140 caratteri – che non lascia spazio a fronzoli e ampollosità linguistiche, concentrandosi sull'essenziale, arrivando al sodo.

La crescita del numero di tweet quotidiani è in costante ascesa e mostra cifre notevoli ma non devono destare stupore, è il fardello che devono sopportare i re: i 200milioni di cinguettii giornalieri registrati a fine giugno scorso sono diventati 250milioni a metà ottobre. È decisamente il canale principe per raggiungere, di profilo in profilo, una quantità di occhi e bocche pronte a spargere a macchia d'olio quei pochi caratteri che faranno il giro del globo nell'arco di poche ore.

Così Twitter, nato per offrire una forma di social networking è diventato tutt'altro, andando però a sbaragliare la concorrenza. Non è un social network, sta diventando un "information network" eppure guardandolo sotto l'ottica social, tiene il passo, con i suoi 160milioni di utenti (100 dei quali attivi) di giganti che possono contare su un numero di utenti ben maggiore. Affidandosi a Pareto e alla legge delle probabilità è vero che sia un numero ben minore a produrre la maggior parte di tweet ma anche questo, per assurdo, diventa un punto di forza. Gli utenti "passivi" che si limitano a leggere i messaggi altrui e a seguire i link che questi postano sul proprio profilo, sono davvero non attivi o contribuiscono – seppure indirettamente – al successo della piattaforma?

Domanda la cui risposta è ovviamente soggettiva ma non cambia la sostanza delle cose: ad oggi Twitter è il "social network" più attendibile e sicuramente dedicato a palati più fini, e questo i vertici lo sanno molto bene, tanto è vero che stanno cercando di osare laddove nessuno (ancora) è riuscito. In questa direzione vanno la fresca e sempre più probabile collaborazione con Mixi, il "Facebook orientale" che il team di Zuckerberg da anni corteggia senza però essere mai riuscito a convolare a nozze e gli sforzi fatti per garantire una sempre maggiore sicurezza; è recente l'acquisizione di Whisper Systems, azienda che fornisce prodotti in beta e servizi di sicurezza per Android. Twitter arriva dove Facebook non riesce e fa enormi sforzi per affrontare i temi che spaccano la Rete, come sicurezza e privacy, prima che Commissioni governative – al contrario di quanto accade per Facebook – chiedano di partecipare a tavoli di discussione in materia. Ed è tutt'altro che poco.

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