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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2012 alle ore 15:48.

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Training della mente. Memoria ad alto potenziamentoTraining della mente. Memoria ad alto potenziamento

Libri che non si può non aver letto, uno o più quotidiani da consultare ogni giorno, siti e blog da visitare, forum online a cui partecipare, e molto altro ancora. Il mondo delle professioni, ma anche la vita quotidiana tout court, ci obbligano ad assorbire ogni giorno quantità enormi di informazioni, e a una velocità mai vista prima.

Quello del "sovraccarico informativo" è un fenomeno relativamente recente, che sta mettendo a dura prova le nostre capacità mentali, e in particolare una facoltà ancora poco nota al grande pubblico, ma studiata intensamente dalla psicologia cognitiva, quella della working memory (che possiamo tradurre come "memoria di lavoro"). Tanto che c'è chi, come lo studioso svedese Torkel Klingberg, ha messo a punto una procedura di allenamento in grado – a suo dire – di potenziare questa nostra capacità, migliorando così la nostra efficienza lavorativa e personale. Ma andiamo con ordine. Con il termine working memory la psicologia cognitiva e le neuroscienze indicano la capacità di trattenere nella nostra coscienza e nella nostra memoria a breve termine le informazioni che ci servono sul momento, per effettuare questo o quel compito. In altre parole, tanto per rubare una metafora all'informatica, la working memory è la nostra ram personale, quella capacità di ricordare un certo numero di informazioni quel tanto che basta per maneggiarle in vista dei nostri obiettivi, evitando le distrazioni.

A individuare e battezzare per la prima volta (negli anni 60) questa funzione mentale furono tre psicologi Usa, George Miller, Eugene Galanter e Karl Pribram; già però nel 1956, Miller pubblicò un articolo divenuto famosissimo, "Il magico numero sette, più o meno due", che indicava appunto nella cifra in questione la quantità di "pezzi" di informazione che un essere umano normale può tenere a mente in un dato istante. Poi, col passare degli anni, vari ricercatori hanno cercato di smontare pezzo per pezzo la working memory, individuando le sue componenti fondamentali. E così (sebbene le opinioni siano discordanti) pare che la working memory contenga i seguenti elementi. Un "loop fonologico", cioè la nostra capacità di ricordare e ripeterci per brevi periodi cose che vogliamo ricordare (ad esempio un numero di telefono appena letto, che ci ripetiamo a mente a intervalli regolari, fino a quando non lo abbiamo digitato sul cellulare o sul fisso). In pratica è la vocina interna che attiviamo volontariamente quando stiamo ragionando o svolgendo qualche compito mentale.

E poi c'è la cosiddetta "lavagna visuo-spaziale", cioè la nostra capacità di visualizzare e trattenere per un breve periodo qualcosa che abbiamo visto, ricordandone i colori, le forme e così via. La working memory non è proprio la memoria a breve termine insomma, ma quasi, tanto che c'è anche chi ha voluto considerare questi due fenomeni come uno solo. Nella working memory ci sono poi anche altri componenti minori, che qui non riassumiamo, anche perché l'idea sottostante è sempre quella: la memoria di lavoro è la nostra capacità di "tenere a mente" un numero limitato di cose per breve tempo, ripetendocele e richiamandole con varie strategie a intervalli regolari. E, come è noto, questa capacità è connessa anche al grado di intelligenza individuale (cioè più la working memory di una persona è potente, più quest'ultima è intellettualmente efficace); inoltre pare che l'Adhd (la sindrome da deficit d'attenzione e iper-attività) indebolisca tale funzione. Infine, essa declina gradualmente con il passare del tempo, a partire dai cinquant'anni d'età.

Non tutto è perduto, però, stando almeno a Torkel Klingberg. Già nel 1999 lo studioso (che lavora al Karolinska Institutet di Stoccolma) ha messo a punto un sistema d'allenamento (basato su alcuni specifici esercizi di memoria e percezione da lui ideati, e da svolgere su un normale computer) che sembra in grado di migliorare la working memory nei bambini affetti da Adhd. Confortato da questi risultati, e ispirandosi anche alla teoria della plasticità neurale (un'idea, oramai affermata, per la quale il nostro cervello può modificarsi e compensare i propri limiti anche in età adulta), Klingberg ha creato nel 2001 la Cogmed, una compagnia che offre questo sistema di addestramento computerizzato sia a persone con deficit cognitivi, sia ad adulti senza particolari problemi.

Il training in questione dura cinque settimane, si può svolgere a casa propria ed è seguito da una rete di specialisti e consulenti autorizzati. Stando a Klingberg oggi la nostra working memory è esposta a un'eccessiva attivazione neurale (un tema da lui trattato in un libro uscito nel 2002, "The overflowing brain"); troppi stimoli, insomma, per gestire i quali sarebbe fondamentale allenarsi e potenziare la propria ram personale. Non tutti sono convinti però che la working memory sia potenziabile; stando ad esempio a uno studio condotto da Nelson Cowan (psicologo dell'Università del Missouri-Columbia), i miglioramenti ottenuti da Klingberg sarebbero spiegabili anche in altri modi, e la nostra memoria di lavoro sarebbe comunque tarata per gestire un massimo di quattro informazioni, non una di più.
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