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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 18:34.

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«Se alziamo lo sguardo ci accorgiamo che la lezione nelle aule sarà grosso modo così organizzata: un terzo del tempo occupato dalla spiegazione, un terzo più pratico (risoluzione di programmi, esercitazioni ecc) e un terzo sarà dedicato a sedimentare la conoscenza a riflettere su quanto svolto in classe». Un passaggio di questo tipo, secondo Paolo Ferri, tra i maggiori esperti di scuola e nuove tecnologie, si tradurrà nella necessità di generare nuova formazione per gli insegnanti.

«Svecchiare la classe docente è però solo un primo passo - osserva il professore di Teoria e tecnica dei nuovi media alla Bicocca di Milano -. Perché il vero tema da affrontare è quello legato alle infrastrutture della scuola. Se escludiamo i laboratori solo il 4% degli istituti primari e secondari realmente usa internet in classe, il 7% vanta una connessione wi-fi. Senza internet anche solo provare a immaginare una didattica diversa da quella del passato è impossibile».
Al dato infrastrutturale si aggiunge la rivoluzione tecnologica che sta interessando i contenuti. L'alleanza annunciata la settimana scorsa tra Apple e i grandi editori del settore scolastico americano come Pearson, McGraw Hill, Houghton Mifflin Harcourt e altri attori e fondazioni per l'insegnamento delle scienze naturale.

Qualche mese prima l'accordo - passato più in sordina - tra Google e Pearson per la 'costruzione' di una classe virtuale open source sono indizi di precise linee di sviluppo. Il Learning management system (Lms), in particolare, è una piattaforma applicativa che permette l'erogazione dei corsi in modalità e-learning. Disponibile da febbraio sotto forma di app (http://tinyurl.com/3larq8g) integra gratuitamente contenuti e applicazioni per studenti e professori delle scuole superiori. Sono ambienti condivisi estremamente stimolanti per i lavori di gruppo. Prerequisito dell'Open Class di Google è naturalmente quello di poter disporre di almeno quattro o cinque portatili o tablet per classe.

«Ma più che la dotazione tecnologica mi preoccupa ancora una volta la disponibilità di banda. Tablet e notebook - aggiunge Ferri - costeranno sempre meno e quindi in qualche modo primo o poi entreranno in tutte le case. Ma se la banda larga non è, come dire, abbastanza larga è inutile pensare di connettere un numero ragionevole di dispositivi per fare lezione. Attualmente non ci sono politiche a riguardo ma soprattutto non ci sono accordi con gli operatori. Negli Stati Uniti la connettività delle scuole era parte del contratto di concessione dell'amministrazione pubblica. Da noi occorrerà probabilmente aprire un tavolo».

Proprio dagli Stati Uniti arrivano le suggestioni più spettacolari in tema di educazione. Non solo e non tanto per la diffusione delle tecnologie legate a colossi locali (Google ha appena annunciato che doterà «centinaia» di scuole in 41 Stati del proprio portatile Chromebooks) ma anche perché fondazioni e istituti privati spingono molto sull'adozione di software per l'insegnamento. C'è anche chi ha paventato una contrapposizione 'fantascientifica' tra algoritmi e docenti. Il dibattito che ne è seguito ha trovato un punto di equilibrio sull'opportunità (si dice sempre così...) offerta ai docenti di liberarsi da compiti noiosi e time-consuming come la correzione dei test.

«Sono battute - osserva il professore della Bicocca - ma a parte gli scherzi gli Stati Uniti stanno lavorando seriamente su educazione personalizzata, decentralizzazione (il servizio di e-learning sul modello Khan Accademy) e gamification. Anche da noi è in atto una riflessione. Ma sui videogiochi noi europei mostriamo più resistenze. Tuttavia, l'uso di titoli a sfondo storico come Civilization o il gioco Spore per la biologia sono già una pratica a uno stadio avanzato». Su un punto Europa e Stati Uniti vivono lo stesso scenario: gli editori tradizionali dell'educazione dipenderanno sempre di più da nuovi soggetti che di mestiere sviluppano software e tecnologie. L'integrazione di questi due mondi potrebbe rappresentare una opportunità anche per i piccoli e per l'It nazionale.

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