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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 18:35.

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Il cloud computing è entrato ufficialmente nei piani del governo. È una delle novità che si leggono nell'articolo 49 ("Agenda digitale italiana") del Decreto sulle Semplificazioni. Un paragrafetto, in particolare: tra gli obiettivi dell'agenda, c'è la "promozione della diffusione di architetture di cloud computing per le attività e i servizi delle pubbliche amministrazioni". Il comunicato del Consiglio dei Ministri la spiega così: "dematerializzazione e condivisione dei dati tra le pubbliche amministrazioni".

Il cloud abilitatore di semplificazioni, quindi: a vantaggio del cittadino e della pubblica amministrazione. Se gli uffici della PA non si scambiano più documenti cartacei risparmiano almeno 10 milioni di euro l'anno, sulle sole spese di spedizione; ma poi riducono così anche i costi di gestione e archivio della carta. La digitalizzazione di alcuni processi burocratici farebbe risparmiare in tutto circa 23 miliardi di euro l'anno, a regime, secondo Management Academy for ICT Executives, il progetto culturale promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Cefriel. C'è anche l'idea di creare con fondi pubblici datacenter dai quali erogare servizi alla PA a livello centralizzato, come si legge nel "Piano di azione coesione", redatto da questo governo (e per ora relativo alle sole regioni meridionali).

Anche il cittadino, dal cloud dei documenti pubblici, avrà alcuni vantaggi. Non dovrà portare lo stesso documento a uffici diversi, perché questi se lo potranno scambiare in tempo reale tramite la cloud, come richiesto appunto dal Decreto. Non solo. Una volta digitali e messi sulla cloud della PA, è breve il passo di renderli disponibili via internet. Così il cittadino potrà consultarli, almeno; ma anche interagirvi, in qualche misura: compilare un modulo, aprire una pratica. Con qualche intervento ulteriore sui sistemi della PA, è ipotizzabile che venga ampliata anche la possibilità di pagare la pubblica amministrazione (una multa, per esempio). Il cloud va immaginato insomma come un ingrediente base su cui la PA può costruire una ricetta elaborata di servizi al cittadino via internet.

È cosa opportuna, tanto che alcune (poche) PA pionieri ci avevano già pensato da sole: dal 2011, il Comune di Imola e il Comune di Cesena fanno comunicare i dipendenti e scambiarsi documenti tramite la cloud di Google. L'Ulss 8 di Asolo (Treviso) ha creato una propria nuvola accessibile dai 250 mila cittadini, che così possono, ovunque via internet, controllare i propri dati medici, prendere appuntamento per le visite mediche, fissare un esame clinico. La novità è che ora l'uso del cloud non sarà affidato alle iniziative di singole PA ma sarà promosso a livello centrale, dal governo.

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