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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2012 alle ore 16:03.

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«La nostra piattaforma è stata un megafono per i ribelli libici e per gli indignados spagnoli. Oggi abbiamo 350mila utenti nel mondo e un obiettivo ambizioso: diventare un punto di riferimento a livello internazionale per l'audio online". Tonia Maffeo è la community manager di Spreaker, una delle 17 start up con le quali sta prendendo forma la "cloud valley" emiliano romagnola.

Quattro fondatori nel 2009, una sede a Bologna e una a San Francisco, un team di 12 persone, ha trovato una sponda istituzionale e finanziaria nella Regione - con il programma Spinner - e un incubatore di impresa in Alma Cube, dell'università del capoluogo emiliano, per esplorare la vasta prateria della "nuvola" e collocare sul mercato un social network che permette di creare contenuti audio online. «Le tecnologie cloud - dice Maffeo - ci hanno permesso di realizzare una consolle e tutto quello che si crea rimane in rete». Lungo la via Emilia, intorno alla "nuvola", ci sono un grande fermento e molti protagonisti. Nuove imprese innovative che intercettano venture capital.

Ma anche progetti pilota finanziati dalla Regione per la rendicontazione dei consumi, come quello guidato da Acantho (società del gruppo Hera, sedi a Imola e Sassuolo), capofila insieme a Icos di Ferrara e a Smc holding di Carpi (aziende che operano nel settore dell'informatica), della progettazione di un sistema che consente la massima flessibilità nell'utilizzo del cloud, tenendo sotto controllo i costi. Alle spalle dei neo imprenditori c'è Aster, il consorzio tra Regione, università e laboratori di ricerca, associazioni imprenditoriali, per il trasferimento tecnologico. Alleva le start up, le mette in rete. E si prepara a mettere in piedi un marketplace della finanza, un portale dove le imprese possono essere visibili da tutti i soggetti che entrano in gioco nella partita del finanziamento. «I grandi benefici del cloud - dice Paolo Bonaretti, direttore del consorzio - li abbiamo già visti. Ma in realtà siamo solo agli inizi». Per Aster entro due anni in Italia il 15% della spesa It sarà assorbita dalla "nuvola", che ingloberà anche l'80% dei nuovi software.

Nel Forlivese, a Mercato Saraceno, ha già incamerato capitale di rischio attraverso il Fondo Ingenium, partecipato dalla Regione, Passpack, nata nel 2008, una seconda sede nella Silicon Valley, che ha messo a punto un prodotto per la condivisione di password e dati allìinterno di un team. «I nostri clienti - dice il Ceo, Francesco Sullo - sono Pmi o dipartimenti di grandi imprese. Riducono drasticamente e con sicurezza tutti i costi legati alla perdita delle password. Il 50% dei nostri 200mila utenti è costituito da statunitensi. La prima regola di una start up è di andare dove ci sono i clienti. Per questo ci siamo concentrati sul Nordamerica. Anche perchè in Italia manca un sistema favorevole alla nascita di imprese innovative».

Eppure, secondo Alessandro Rizzoli, ad di Mopapp, «nel nostro Paese ci sono competenze, talenti, estro. Abbiamo tutte le carte in regola». Mopapp, una filiale per la commercializzazione a Londra, ha sviluppato le applicazioni mobile, e ha intercettato capitale di rischio con il fondo londinese Seedcamp. A sua volta GMaps, sedi a Ferrara e a Milano, produce contenuti per i telefoni cellulari che utilizzano la realtà aumentata. «Nel turismo - spiega Emanuele Borasio, fondatore e Ceo di Gmaps - permettono di avere mappe tridimensionali dei luoghi. Oggi le nuove imprese devono essere legate più alle idee che alla produzione in serie. Devono puntare sull'immateriale».

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