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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 15:01.

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Circa un terzo dei rifiuti prodotti in famiglia è di origine organica e la loro conservazione in casa crea problemi di igiene, produce odori sgradevoli e occupa spazio prezioso. In caso di raccolta differenziata, si aggiunge anche il disagio di dover trattenere a lungo i sacchetti dell'"umido". Da circa sessant'anni negli Stati Uniti le cucine vengono installate con i disposer, o dissipatori, potenti tritarifiuti elettrici posti sotto il lavello, che riducono in micro polveri i resti alimentari facendoli confluire verso le fognature.

Sino a qualche anno fa le normative italiane e quelle europee proibivano i tritarifiuti; dal 2008 la legge n. 210 del dicembre 2008, ha dato il via libera all'uso di questi apparecchi, ma solo se le fognature sono collegate a un depuratore (funzionante). E qualora il comune in cui si abita non ne proibisca l'impiego.
Tra l'altro, il rivenditore ha l'obbligo di comunicare l'installazione dell'apparecchio all'ente che gestisce l'acquedotto. Prima di acquistare un tritarifiuti conviene, di conseguenza, informarsi in Comune dell'esistenza del depuratore e verificare se il regolamento ne consente l'installazione.
Come si usa. Il funzionamento è semplice poiché il "lavoro" più importante viene compiuto da appositi martelletti e dispositivi di acciaio ad alta resistenza (niente lame!), prodotti con processi industriali speciali. Basta aprire il rubinetto dell'acqua che ha la funzione di trasportare i rifiuti verso l'interno del tubo e del dissipatore e premere il pulsante posto o sul lavello o a distanza. Alcuni modelli sono dotati infatti di un radiocomando installabile dove si desidera, magari in una posizione non raggiungibile da parte dei bambini. Al termine dell'operazione occorre far scorrere ancora qualche secondo l'acqua.

Errori da evitare. Il tritarifiuti, per funzionare e non restare intasato insieme alle condutture, va periodicamente pulito e ispezionato in base ai consigli del costruttore. Cosa non mettere? Gusci di cozze, conchiglie dure, ossa troppo grandi. E niente olio né grassi: creano rapidamente nelle condutture una poltiglia che blocca l'impianto.
Energia dal tritarifiuti. Occorre sottolineare che la discarica con i suoi rifiuti organici è la terza grande fonte di produzione di metano, pericoloso agente dell'effetto-serra che dalla metà degli anni 90 la normativa europea ha chiesto agli Stati membri di ridurre drasticamente.

Così, in Svezia, la città di Surahmmar ha dotato le case di tritarifiuti riducendo il metano e i rifiuti da portare in discarica da 3.600 a 1.400 tonnellate l'anno. E con la biomassa derivata dai dissipatori ha prodotto fertilizzante e nuova energia.
Quanto ai consumi, il Comune di Monghidoro (Bo), uno dei tanti centri che in Italia ha autorizzato l'impiego nelle case del tritarifiuti elettrico, ha calcolato con lodevole precisione che il consumo elettrico annuo derivante equivale a 0,22 euro e quello idrico a 0,75 euro a persona. A fronte di grandi risparmi per il comune e per le famiglie (meno rifiuti, meno tasse).

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