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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2012 alle ore 17:37.

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Se si dovesse riassumere il Mobile World Congress di Barcellona con le sigle, quest'anno toccherebbe a Lte e Nfc. La prima, la rete mobile ultraveloce, si poteva provare negli stand. La lancetta, nel test fatta nello spazio di Lg, ha toccato i 60 megabit al secondo in download. Una dimostrazione faceva vedere il passaggio da normale telefonata a videochiamata senza dover riagganciare.

Il nuovo standard consente una velocità teorica di scaricamento dati di cento megabit al secondo, contro i 42 dell'Umts evoluto. La seconda generazione, che arriverà tra qualche anno, arriverà fino a un gigabit al secondo. La pratica sarà diversa: dipende da quanti si connettono alla singola cella.

Il produttore coreano ha presentato Lg Optimus Vu e Optimus Lte Tag, che supportano questa tecnologia; Huawei l'Ascend D Quad, Zte la coppia N910 e PF200. I cellulari e i tablet pronti per l'Lte sono però meno del previsto. Almeno se si guarda al mercato europeo. Il nuovo Nokia Lumia 900, lanciato negli Stati Uniti a gennaio, arriva nel Vecchio Continente senza l'Lte. Anche Samsung ha deciso di aspettare. Il punto è che le reti stanno nascendo ora. L'Lte è arrivato in diverse città negli Stati Uniti, è avanti in Germania e in alcuni Paesi del Nord Europa. In Italia, le frequenze sono state assegnate e questo è il momento delle sperimentazioni.

Telecom Italia le sta facendo a Torino, Vodafone a Ivrea. «Perché diventi un'applicazione cercata dagli utenti deve mostrare il suo valore» spiega Carolina Milanesi di Gartner. Ci devono essere le reti e le funzionalità. «Il telefono diventerà un pc. Arriveranno applicazioni complesse che cambieranno il modo di lavorare per alcune professioni» dice Roberto Opilio, responsabile Technology di Telecom Italia.

Il passaggio alla rete di nuova generazione vede in prima linea gli operatori e le aziende che si occupano delle infrastrutture: Ericsson, Nokia-Siemens, Qualcomm. Secondo le stime illustrate da Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, che era presente come presidente della Gsma association, l'industria dovrà affrontare 800 milioni di dollari di investimenti in 3-4 anni (non solo per l'Lte).

Anche l'Nfc, tecnologia che consente i pagamenti mobili, interessa agli operatori. La maggior parte dei prodotti di fascia alta supportano questa tecnologia, alcuni già sul mercato, come il Samsung Galaxy S2 e il Nexus S. In Italia però i pagamenti mobili con Nfc sono all'anno zero. In Europa alcuni Paesi sono un po' più avanti, «diciamo di un 12-18 mesi – spiega Giovanni Miragliotta, responsabile di una ricerca sul Nfc diffusa dall'Osservatorio del Politecnico –. Spesso c'è stato un intervento pubblico che ha favorito l'introduzione».

In Italia a dicembre 2011 è partita una sperimentazione di Intesa Sanpaolo con 600 utenti pilota. «L'avvio dell'Nfc prevede che l'infrastruttura sia pronta e leggere i chip e visto che le carte ora in emissione li hanno al loro interno, questo darà un'accelerazione» continua. L'Nfc può essere ospitato nella sim, in un hardware esterno collegato alla carta di credito oppure direttamente nel telefono. A seconda dei casi in primo piano ci sarebbero gli operatori, i servizi finanziari o colossi come Google, che negli Usa da tempo ha avviato le sperimentazioni. Appuntamento al 2013.

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