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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 14:17.

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Sono stati i primi a intervistare un capo di Stato, Gordon Brown, su un social network. Ma il loro interesse verso la politica va oltre i confini del giornalismo, fino ad arrivare a quel tesoro che sono le informazioni, i dati, le opinioni sul web. A questo ancora poco esplorato mercato guarda Tweetminster, startup creata a Londra da un italiano tre anni fa. «All'inizio volevamo offrire un servizio: aiutare le persone a trovare l'account Twitter dei propri rappresentanti politici in Parlamento - spiega Alberto Nardelli, 31 anni -.

Poi abbiamo creato aggregatori di link di Twitter, basati sulla categorizzazione dinamica». In Gran Bretagna http://tweetminster.co.uk è una piattaforma, punto di riferimento per sapere cosa dice e cosa pensa la classe dirigente. Raccoglie tutti i tweet del mondo politico. Non solo. Un software monitora il flusso di cinguettii di politici, giornalisti e opinion leader in genere (visibile come flusso di aggiornamenti feed). E il loro effetto (in termini di retweet e mention) sul pubblico di Twitter. «Prima che ci fosse il nostro software ci volevano molte risorse umane per fare questo lavoro, mentre gli algoritmi erano solo quantitativi. Noi proponiamo una soluzione che è anche qualitativa: per esempio non solo viene contato il numero di menzioni di una storia, ma si considera anche chi menziona la storia», spiega Nardelli, una laurea in Scienze Politiche a Roma, una carriera internazionale e oggi alla guida di un team di sviluppatori.

La società processa, analizza e organizza una grande quantità di dati in tempo reale, fornendo così il trend di quali sono i temi del momento, a quale tipo di persone interessano. Informazioni preziose per impostare o guidare una campagna elettorale. Tanto che Tweetminster vende le analisi a società di sondaggi e agenzia di public affairs, multinazionali. E collabora con società come Reuters, Bbc, The Independent e The Guardian. Per ora Tweetminster si è focalizzata sulla Gran Bretagna, a parte approfondimenti specifici frutto di collaborazioni ad hoc, come la campagna elettorale in Russia seguita per la Bbc o uno studio su Twitter in Africa per una società di Nairobi. Ora sta pensando di esportare il proprio modello in altri paesi, tra cui l'Italia.

Dal punto di vista della comunicazione politica i social network non hanno ancora espresso tutte le loro potenzialità, secondo Nardelli. «Pensiamo per esempio alla diplomazia digitale. Twitter può essere uno strumento efficace in termini di influenza politica. Per esempio durante un discorso di Obama, il primo ministro israeliano ha diffuso un commento su Twitter diventando fonte diretta per tutti».

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