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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2012 alle ore 20:17.

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CircleMe vuole un po' essere la quadratura del cerchio: un po' Pinterest (il social più di moda del momento), un po' Foursquare (il papà della geolocalizzazione) e a tenerli insieme quell'idea di ambient serendipity, di scoperta di persone che hanno interessi comuni e inaspettati che sta catalizzando tutti gli attori che si occupano di reti sociali. Il nuovo social network lanciato giovedì scorso da Erik Lumer mette a fattor comune questi tre concetti. In primis l'identità costruita attraverso gli oggetti e le idee che amiamo.

«Pinterest ha un'anima più commerciale e vuole essere un magazine di oggetti - spiega l'imprenditore e matematico che vive e lavora a Milano - noi ci siamo concentrati sugli interessi nel senso lato. Sulla cultura che determina le identità». Il database su cui poggia CircleMe cattura feed dai principali social network e servizi online come Facebook, Foursquare, Netflix, Goodreads (l'Anobii americano) ma anche dall'enciclopedia online di Wikipedia. Quindi libri, musica, luoghi, persone, famose, ecc. Una volta definita questa collezione di item (sul sito la personalizzazione del servizio è più ampia rispetto all'applicazione su iPhone) si può decidere di localizzare questi item su una mappa. La metaforma è legata al verbo plant che, spiega Lumer, può essere inteso sia come azione del piantare in giro per la città frasi, messaggi, oggetti digitali, in sostanza i nostri interessi e quindi quello che siamo.

La canzone London Calling lungo il London Bridge, lasciare il riferimento digitale a un libro di Charles Bukowski in una camera d'albergo o indicare nel cinema del quartiere quello che pensi sul film che hai appena visto. «La vera innovazione - aggiunge il matematico - è proprio quella di "taggare" la città con i propri interessi». L'esperienza mobile dell'applicazione consente allo stesso tempo di "piantare" i propri item e di ricevere in modalità push (sfrutta location services della Apple) le segnalazioni di altri utenti che condividono i nostri interessi. Questo è forse uno dei passaggi più delicati in termini di privacy.

Per evitare spam o incontri indesiderati, il sistema distingue due tipi di segnalazioni, pubbliche o private. Le prime sono accessibili da una mappa a tutti. Le seconde invece solo se si è "amici" della persona. La modalità push, funziona solo per questa seconda categoria. Il modello è quello del "direct message" di Twitter, semplice e immediato. La prima impressione è quella di un servizio che vuole tenere insieme i due paradigmi che agitano le reti sociali: geolocalizzazione e ricerca di amici sulla base dei propri interessi. Il concetto non è nuovo ma l'interfaccia appare semplice e intuitiva. L'ambizione è quella di provocare una ambient serendipity, un inatteso scambio di idee tra simili. Ed è proprio questa la scommessa. I simili possono realmente stupirsi culturalmente?

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