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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 18:20.
Quasi 70mila tonnellate di merce da gestire non sono uno scherzo. Tantomeno quando si hanno molti occhi puntati addosso. Eppure è questo che il Banco Alimentare fa ogni giorno: recuperare il cibo commestibile ma non più commerciabile e distribuirlo agli enti caritatevoli. Nella sola giornata della Colletta Alimentare vengono raccolte 9.600 tonnellate in 9mila punti vendita. «Cinque anni fa abbiamo avvertito la necessità di migliorare la nostra efficienza e dotarci di un sistema che garantisse trasperenza e tracciabilità», spiega Marco Lucchini, direttore della onlus. Così hanno lanciato una gara alla ricerca di un partner Ict. «Abbiamo scelto non la soluzione più economica ma chi ci garantiva la maggiore disponibilità all'ascolto» aggiunge Lucchini. Ora grazie all'accordo commerciale (800mila euro di investimento) con Sidi, il Banco ha un sistema informativo Sap per logistica e Crm, che sarà esteso anche all'amministrazione. «I consulenti si sforzano molto nel trovare soluzioni tagliate sulle nostre esigenze, stanno addirittura formando un paio di persone all'interno del Banco che diventeranno essi stessi formatori», spiega Lucchini. Non sempre il rapporto tra il non proft e le tecnologie è così proficuo. «Spesso le organizzazioni di piccole e medie dimensioni, che sono la maggioranza, hanno volontari anziani e poche risorse da investire. Difficilmente si riescono a fare economie di scala» spiega Claudio Tancini, di Informatici senza frontiere, partner di Think nel Rapporto Ict per il Non profit 2012.
Eppure le tecnologie sempre più collaborative, economiche e di facile accesso sono in sintonia con le esigenze del terzo settore e ne moltiplicano le opportunità. Le tecnologie facilitano le missioni delle non profit, basta pensare alla tele-medicina o alla formazione a distanza - tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo - rese possibili e a bassa costo dal Voip. O dal cloud computing che permette a più persone di lavorare su progetti comuni. O alle piattaforme open-source che consentono anche alla più piccola onlus di avere un sito o una web radio. E ancora, la raccolta fondi, come dimostra il caso di Emergency. «Solitamente i Crm sono pensati per la relazione azienda cliente e non prevedono ovviamente un rapporto con il donatore, che passi attraverso la modalità di pagamento con il bollettino postale» spiega Alberto Almagioni, responsabile It dell'associazione umanitaria fondata da Gino Strada. Grazie alla collaborazione con una piccola softwarehouse bolognese MyDonor, specializzata in soluzioni per il non profit, Emergency ha implementato un gestionale che consente di avere spedizioni codificate e tracciate attraverso bollettino. Una risorsa importante per rendere più efficienti le campagne di raccolta fondi, di tesseramento. I vecchi database con anagrafiche a inserimento manuale sono stati abbandonati per lasciare il posto a un sistema automatizzato e 'intelligente' che consente di valorizzare i 200mila contatti.
«Oltre a listini preferenziali e a donazioni l'Ict guarda al non profit come valore significativo su cui investire dal punto di vista della responsabilità sociale, che contribuisce alla corporate identity - spiega Federico Barilli, direttore di Confindustria digitale, che ha deciso di aderire a titolo personale a Informatici senza frontiere - Pensiamo a tutto il settore della formazione e più in generale al contributo dato alla diffusione della cultura digitale».
Come dimostra l'esperienza di Cisco Systems all'interno del carcere di Bollate. Dal 2001 l'azienda contribuisce alla formazione di sistemisti di rete, con un doppio vantaggio. «Da un lato formiamo profili professionali carenti sul mercato - spiega Luca Lepore, responsabile di Cisco Networking Academy per l'Italia - Dall'altro abbiamo la soddisfazione che nessuno degli 80 detenuti che hanno completato il primo livello di formazione Cisco è rientrato in carcere per aver commesso nuovi reati».
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