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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2012 alle ore 17:27.

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La prosperità dei visionariLa prosperità dei visionari

Super-esperti, futurologi, esploratori della frontiera più lontana. Vedono cose che noi ancora non vediamo, sanno prevedere l'evoluzione di fenomeni ancora pressoché inpercettibili. Come X-men ma senza costume e superpoteri. Sono gli uomini della Singularity University, fondata da Raymond Kurzweil, il celebre futurologo convinto che in vent'anni costruiremo macchine più intelligenti di noi capaci di spingere l'umanità a un punto (la cosiddetta Singolarità) che renderà impossibile prevedere le future traiettorie di sviluppo.

Sono arrivati la settimana scorsa a Milano nell'ambito di una partnership con Intesa Sanpaolo per tenere una lezione, guarda caso proprio sul futuro. Istituzionalmente studiano quei fenomeni di natura tecnologica che stanno subendo accelerazioni esponenziali, invisibili ai più perché ancora sotto la soglia del "rumore", ma che saranno centrali per affrontare i grandi cambiamenti dell'umanità. Loro, gli X Men, sono Salim Ismail, Neil Jacobstein, Scott Summit, David Orban, Andrew Hessel. Curriculum strani, non lineari, pensatori divisi tra incarichi accademici e ruoli importanti in grandi multinazionali. Certamente visionari, che sembrano essersi presi una pausa per alzare lo sguardo e provare a individuare lo "spirito del tempo" tecnologico. «L'intelligenza artificiale - ha spiegato Neil Jacobstein - non è un robot dal volto umano ma una serie di tecnologie che già oggi governano il nostro quotidiano. Dal traffico aereo ai consigli interessati di Netflix sul film più giusto per te, da Siri, l'agente intelligente di Apple alla macchina che si guida da sola di Google. «Se non abbiamo ancora queste auto sulle nostre strade - ha chiosato David Orban european advisor della Singularity University e ceo di dotSub - è perché il codice della strada non lo prevede». Come dire, la colpa è della politica e del legislatore, in ritardo e lontani dalla tecnologie.

Raymond McCauley, per esempio, è convinto che nel 2020 con un centesimo avremo una macchina che leggerà il nostro partimonio genetico. La previsione ha senso, già oggi l'operazione costa 2mila dollari. L'abbassamento dei prezzi degli strumenti per sequenziare il Dna avrà un impatto devastante sul mercato delle assicurazione e sulla protezione della nostra privacy. Cosa saranno disposti a fare i big dell'insurance quando sarà un gioco da ragazzi conoscere la possibiltà futura di contrarre un malattia di un assicurato?
Come chicchi di popcorn dentro un microonde questi fenomeni a lungo non danno segnali di allarme, poi esplodono all'improvviso. La biologia sintentica, di cui a lungo abbiamo sentito parlare senza vedere nulla di concreto, potrebbe essere il prossimo big event a entrare nelle nostre vite. Secondo Andrew Vessell a breve oltre 3mila startup lavoreranno a produrre lieviti e tessuti sintetici per testare farmaci. Scrivere Dna come se fosse software con il linguaggio della chimica, il trionfo dell'ingegneria genetica dei replicanti di Blade runner.

Le slide degli scienziati disorientano il pubblico di manager e scienziati italiani perché c'è davvero poca filosofia e molti esempi concreti. Come quello di Eric Ezechieli che ha individuato nel solare l'energia del futuro che sostiuirà quella fossile. L'effetto cumulativo della concorrenza di decine e decine di giganti dell'energia sta rendendo il solare più efficiente dei derivati del petrolio, sostiene il docente della Singularity University. E un paese che potrebbe arrivare prima degli altri è proprio l'Italia.
Qualcuno, tra i manager presenti, sorride: gli incentivi (che sono stati ridotti), la burocrazia, la vocazione energetica assente nel nostro paese. In fondo, qualcuno sospira, si tratta di scenari da tecnottimisti, matematica di sviluppo che non contempla politica e capitali. «Le nostre non sono previsioni - sottolinea Orban - non produciamo indicatori finanziari e neppure report su commessa per il settore privato». A ben vedere la Singularity University non è neanche una università vera e propria, non rilascia lauree di valore legale. «Per farlo - spiega Orban - lo Stato della California richiede di valutare un curriculum molto dettagliato sulle materie di studio. Per analizzarlo ci mettono anni. Pensate che la Stanford University si vanta di avere un curriculum vecchio di soli sei anni. Sei anni fa non c'erano i social network, big data e l'internet delle cose. Noi non possiamo permetterci di restare così indietro».

Il risultato di questa «scelta» è che alla Singularity University non ci sono corsi semestrali ed esami nel senso classico del temine. Ma full immersion e corsi estivi della durata anche solo di una settimana (senza borsa di studio il prezzo è di 12mila dollari) dove la missione è guardare dentro a ogni sapere, mangiare la pillola blu di Neo e scoprire la matrice tecnonolgica della realtà. In Europa, nello specifico, l'intenzione è quella di «costituire un network europeo di leader dell'innovazione». Una supersquadra anti-crisi. Paradossalmente la Singularity University è nata (al Nasa Research Park, in Silicon Valley) nel 2008, a pochi mesi dal primo crack dei mercati finanziari americani. Non è un caso che l'iniziativa sia stata sostenuta da Google, Autodesk e altre primarie società di tecnologia che hanno sentito la necessità di guardare più a fondo nei cicli di sviluppo tecnologico. Quattro anni dopo anche l'Europa in piena crisi ha chiamato la Singularity University in cerca di prospettive di prosperità. «Lo sviluppo tecnologico, l'incontro combinato di più curve esponenziali promettono una forma di abbondanza diversa e nuova rispetto a quella del passato – spiega Salim Ismail, executive director dell'ateneo –. Ma occorre adattarsi e in fretta». Vale a dire, ridurre il ritardo tra i tempi delle tecnologie e quelli dell'economia. Occorre insomma crederci, la promessa di una nuova prosperità ha tempi certi. Tempi da supereroi.

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