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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2012 alle ore 16:45.
Un camino alto una ventina di metri, da cui non sembra uscire nulla, salvo il classico tremolio ottico dell'aria calda. E sotto la classica centrale elettrica, con il suo rombo da turbina a 3 megawatt. Ma se intorno al camino si traccia un cerchio di una settantina di chilometri di raggio, nell'area di Cossato nel Vercellese, il sistema energetico totalmente sostenibile della centrale appare nella sua vera identità, unica in Italia.
«Tutto è nato da un'alleanza tra un'azienda agricola, la Pellerei e l'Ago Energia di Torino, noi specialisti di centrali a biomasse e loro coltivatori qui di Cossato – spiega Roberto Sacco, artefice dell'impianto e amministratore delegato della Pellerei Ago Energia – nel progetto siamo partiti non dalla tecnologia delle caldaie o turbine ma dall'autentico fattore critico per le biomasse: la disponibilità continuativa, e controllata, della materia prima, ovvero la legna pregiata».
Di qui il ruolo della Pellerei, specialista anche nella coltivazione di pioppi (carta) che ha affittato 500 ettari nell'intorno della centrale per metterli a pioppi di varietà Monviso, a massima crescita di biomassa (5 anni) e capaci di ricrescere tre volte una volta tagliati.
«I 500 ettari, a regime, ci assicurano quelle 35mila tonnellate di legna all'anno perché l'impianto funzioni 24 ore su 24, senza discontinuità. E siccome ci vogliono 5 anni per i pioppi la Pellerei aveva cominciato in largo anticipo a seminare. Poi dalla scorsa estate la partenza, aiutati anche da quantità di legna di castagno dalla pulitura dei boschi. Dal dicembre scorso siamo a regime».
Il ciclo è integrato, nel cerchio della "filiera corta" autosostenibile dell'energia da biomassa. I pioppi vengono tagliati e triturati sui camion, il cippato viene ammucchiato in cumuli alti più dieci metri perché si essichi (due mesi) nel piazzale, una piccola pala meccanica spinge il cippato sui rulli trasportatori della centrale «e l'impianto automatizzato lo preleva a seconda della combustione in caldaia – spiega Sacco – che deve restare costante sotto i mille gradi, per creare il vapore per la turbina elettrica e poi, con il calore residuo, per lo scambiatore di calore ai tubi di teleriscaldamento, che dall'anno prossimo serviranno per un terzo il paese di Cossato, con le sue 25mila anime».
Il ciclo integrato si estende anche al riciclo delle ceneri, quelle grosse catturate da un filtro a ciclone (e riciclabili nel cemento o anche come ammendante agricolo) e quelle fini (filtro elettrostatico sovrapposto) come rifiuto speciale.
Ma il bilancio, sociale e economico, dell'investimento nell'energia da biomassa "a filiera corta" va oltre: «Nella centrale lavorano 4 persone e 16 nella coltivazione dei pioppi. Non solo: il teleriscaldamento, quando partirà, darà risparmi agli abitanti. E i pioppi non depauperano il terreno. Sono alberi che si nutrono in massimo grado dell'anidride carbonica atmosferica e hanno solo bisogno di tanta acqua, abbondante qui in zona di risaie. Quindi un bilancio più che accettabile per una comunità che vede sorgere un simile investimento».
Che, con l'attuale regime di incentivi, Sacco stima si possa ripagare in sette anni. «Anche se purtroppo le bozze in discussione al Governo li mettono in discussione. Oggi, tra vendita dell'energia, certificati verdi e bonus da filiera corta, siamo a 210 euro per megawattora. Ma la revisione degli incentivi potrebbe portare a un taglio sotto i 200, allungando i tempi di ritorno anche a 10 anni – spiega Sacco –. E i nuovi incentivi dovrebbero privilegiare o gli impianti molto grandi, oltre i 4 megawatt o i piccolissimi, sotto i 500 chilowattora. Sarebbe un errore. Sono proprio gli impianti medi come questi (da 1 a 3 mW) quelli appropriati per l'Italia per l'approvvigionamento locale della materia prima, e la non necessità di dipendere da critiche forniture esterne. Come il nostro esempio dimostra».
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