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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2012 alle ore 15:39.

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Facebook assume: cerca candidati per il suo gruppo di data scientist. Ma più che il curriculum conta l'abilità. Anche perché la competizione da affrontare supera i sentieri consolidati. Il social network chiede di esaminare dati estratti in forma anonimizzata dalla sua rete sociale online e pubblicati su una pagina web: i partecipanti dovranno elaborare modelli matematici in grado di prevedere quali iscritti stringeranno amicizie.

E in questo modo viene aperta all'esterno la ricerca scientifica su un campione di cento miliardi di connessioni tra i suoi utenti. Chi supera la prova avrà l'opportunità di un colloquio. Non è soltanto una sfida tra data scientist: per gli stagisti, ad esempio, lo stipendio medio parte da circa 3.400 dollari mensili, secondo le stime raccolte da Glassdoor. La balena bianca di Facebook sono i "big data": messaggi, immagini, video, link, tag che alimentano un flusso di informazioni da analizzare in tempo reale. È un'area non ancora esplorata a fondo, ma che ha richiamato l'attenzione delle aziende, a partire dalla business intelligence. E diventa un terreno aperto alla open innovation.

Idee. Soluzioni. Conoscenze di nicchia. Alcune piattaforme online costruiscono luoghi d'incontro. Accessibili anche alle piccole e medie imprese. Il premio di 10mila dollari della gara "Sustainability summit innovation challenge" a New York è soprattutto simbolico: ha richiesto di sottoporre idee per la sostenibilità della catena di rifornimento. Che saranno esaminate da un gruppo di grandi aziende. Abilitando un ponte con il tessuto produttivo locale. Agli sviluppatori software indipendenti, agli hacker e a piccole società del settore informatico guarda, invece, la Nasa: ha varato una sfida per costruire applicazioni a partire dai suoi dati.

Ai pirati informatici punta, invece, Crowdstrike, una startup ancora ai primi passi: prevede di coinvolgerli in test per verificare la sicurezza delle difese digitali delle aziende, scoprire eventuali falle ed elaborare le soluzioni.
E le idee proposte dalle community online diventano materia prima per startup. Anche nella produzione di beni materiali. A varare Quirky è stato Ben Kaufman all'età di 22 anni: raccoglie proposte di design dal pubblico online. In seguito è la communty a valutarle. Se superano le selezioni, possono diventare prototipi e affrontare un ulteriore esame.

L'ultimo passo è l'ingresso nelle linee di produzione e il marketing su internet attraverso il passaparola dei social media. Chi ha contribuito riceve una quota del prezzo di vendita: in media, sono un migliaio le persone che partecipano a ogni singolo processo creativo. Ha raggiunto 200mila iscritti. È a Lipsia che un anno fa inizia il percorso di Spreadshirt: il pubblico invia disegni per t-shirt che possono essere ordinate attraverso internet, secondo il modello pionieristico di Threadless.

Quello dei makers, poi, è un percorso appena iniziato. Che in Italia ha ormai una lunga tradizione: il microcontroller Arduino impiegato dai tecnoartigiani deriva da un processo di open innovation che ha unito il territorio locale con una rete globale di innovatori. Fino a costruire una filiera capace di alimentare la nascita di startup.

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