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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 18:37.

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L'incubatore del futuro dovrà sviluppare una sorta di ecologia dell'azienda. Non si tratta solo di aiutare una startup, ma di creare un sistema che colleghi, facendole lavorare insieme, piccole, medie e grandi imprese. Questa vicinanza permetterà che nascano collaborazioni a lungo o breve termine su progetti specifici e porterà anche una maggiore facilità nel capire le competenze necessarie per sviluppare il proprio business.

Oltre ad avere un'idea innovativa, lo startupper deve infatti confrontarsi con diversi settori su cui può non avere sufficienti competenze. Il poter creare una rete da cui trarre insegnamento e ispirazione per comprendere come meglio presentare il proprio lavoro sarà sicuramente una competenza utile. È inoltre fondamentale che non si perda di vista, nella realizzazione del progetto, come questo si adatti alla società. Una startup che perde di vista il "bisogno" da cui è emersa l'idea è destinata a creare qualcosa che rischia di non trovare posto al di fuori del proprio studio.

Gli hub di terza generazione amplieranno le componenti virtuali, diventando sempre di più, una vera a propria rete di contatti. Il lavoro sarà quello di creare connessioni con aziende già affermate ma anche con la società in generale. Un legame stretto tra startup e aziende che possano garantire un minimo lavoro iniziale, investendo nel progetto è sicuramente funzionale a una sperimentazione più profonda e continua. Il nostro esperimento di incubatore al George Brown College di Toronto non prevede solo di mettere a disposizione uno spazio o fornire i contatti per ottenere consigli finanziari, legali eccetera.
L'approccio innovativo sta nel portare le aziende negli spazi. Esistono quindi diversi spazi possibili, per singoli imprenditori o per strutture con più impiegati. Si crea così la possibilità di assistere allo sviluppo della start up stessa. Inoltre le aziende sono continuamente circondate da giovani studenti da cui attingere idee. Ovviamente l'opportunità per gli studenti di applicare immediatamente ciò che studiano in attività lavorative rende lo studio meno astratto.

Luigi Ferrara, director School of design
e Institute without Boundaries
al George Brown College di Toronto,
ha parlato venerdì nell'ambito di «It's a start. Opportunità per imprese culturali creative»

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