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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2012 alle ore 17:04.

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È arrivato anche in Italia il momento del riscatto per il cinema su internet, dopo anni di entusiasmi soffocati da un mercato poco ricettivo. «La situazione si è sbloccata – dice Bruno Zambardino, responsabile Cultura e cinema per la Fondazione Rosselli e tra i massimi esperti di questo tema in Italia –. Ci sono gli esempi di Sky On Demand, partito a luglio, e il recente decollo di Chili Tv, come spin-off di Fastweb. Ma la prova della svolta, per il cinema online italiano, la vedo nell'arrivo ormai prossimo della piattaforma Anica».

«Prevediamo di lanciare in autunno la nostra piattaforma di film online e ne avremo alcune migliaia», annuncia a Nòva24 Riccardo Tozzi, presidente di Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali). Visto il ruolo di Anica, questa piattaforma (nome da definirsi) sarebbe il primo impegno diretto del settore cinema italiano sui nuovi media internet. «Abbiamo superato finalmente i problemi che ci impedivano il lancio: molte case di distribuzione avevano infatti accordi esclusivi con emittenti televisive».

Anche la promessa di «alcune migliaia di film» è notevole, visto che finora i cataloghi disponibili online superano di poco i mille. Ma ci stiamo avvicinando all'obiettivo, anche per la spinta di Chili Tv, che ha oggi 870 film «e arriveremo a 1.400 a settembre e a 2mila entro fine anno», spiega Giorgio Tacchia, l'amministratore delegato (adesso è una società indipendente da Fastweb, che aveva lanciato la piattaforma). Chili Tv è un'applicazione, utilizzabile dal computer, da smart tv e da lettori blu-ray di varie marche e da terminali Android, per noleggiare o comprare film via internet (alcuni contenuti sono gratuiti).

Adotta una formula multi piattaforma anche Cubovision di Telecom Italia (sito web, smart tv, Android, Apple, decoder). Segno che è ormai superato il modello chiuso dell'Iptv (dove i contenuti erano accessibili solo dai clienti di uno specifico operatore).

«Avremo più film di altri perché miriamo a stringere accordi con più case di distribuzione; ma anche perché cerchiamo di avere tutto il loro catalogo – aggiunge Tacchia –. Impresa a volte complessa: spesso le case non hanno nemmeno una versione digitale dei film più vecchi di tre anni. Dobbiamo farla noi». A conferma che in Italia la strada del cinema online è sempre stata in salita. Ma l'entusiasmo sembra più forte delle difficoltà. Un'altra prova è anche nel tipo di accordi stretti da Chili Tv: le case hanno accettato il revenue sharing. Fino a poco tempo fa avrebbero preteso un introito minimo garantito. Chili Tv è un investimento da 8 milioni di euro e mira a toccare il pareggio nel 2014, per poi ricavare "almeno" 30 milioni di euro nel 2016.

Per il resto, il mercato del cinema online italiano è fatto dai colossi americani (soprattutto Apple iTunes, a seguire Microsoft e Sony con le rispettive console) e da alcune avanguardie come Net-Movie (Mediaworld) e Film is Now (dal 2006), con un catalogo di 1.200 film. Originale è Own Air: punta sui film di nicchia e che non hanno trovato spazio nella distribuzione tradizionale. Ha fatto un accordo con l'Istituto Luce Cinecittà per offrire i documentari storici (dal 1924) e arriva a pubblicare film in esclusiva o in contemporanea con l'uscita nella sala. Al solito, invece, i film arrivano sulle piattaforme online tre mesi dopo.

Partita a parte quella delle emittenti tv (Mediaset, Rai, La7 e ora Sky) che offrono in pratica una catch up tv: quasi tutto quello già andato in onda sui mezzi tradizionali (digitale terrestre o satellite) ma on demand e anche in mobilità (su tablet). Non solo film, ma anche spettacoli, serie tv. La7 prova a spingersi oltre, creando alcuni prodotti apposta per internet.

Quindi anche le tivù italiane, e non solo le case di distribuzione, hanno capito che internet non cannibalizza il business tradizionale. Così, secondo Anica, i ricavi online del cinema passeranno dai 20 milioni del 2011 ai 600 del 2016. Negli Usa, dove domina il servizio Netflix, già nel 2011 erano 2 miliardi di dollari (250 milioni di euro nel Regno Unito).

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