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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2012 alle ore 12:23.

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Il colpo di scena da tutti atteso potrebbe essere un accordo extragiudiziale tra Samsung e Apple. La prima e forse l'unica a volerlo è l'ormai celebre Lucy Koh, il giudice della corte di San Josè balzata agli onori delle cronache per aver perso le staffe con l'avvocato di Apple: «ma vi siete fatti di crack?» si è indirizzata a lui dopo aver appreso delle 75 pagine di obiezioni che l'avvocato aveva intenzione di presentare

Dopo poco meno di un mese di dibattimento la Koh ne ha viste di tutti i colori. Davanti ai suoi occhi sono sfilate interminabili slide, foto e progetti di smartphone, tablet e icone. Nelle ultime due settimane ha ascoltato esperti di design che hanno discettato sulla differenza tra ispirazione e riproduzione, ex dipendenti di Apple che sono stati costretti a rivelare come si progettano i prodotti a Cupertino e top manager che hanno svuotato i cassetti con prototipi e progetti dei primi anni Novanta. Faticosamente il giudice americano ha dettato i tempi di quello che passerà alla storia come il più importante processo delle tecnologie del secolo. Ma ora siamo alla stretta finale. Domani i nove giurati ascolteranno l'arringa finale di Apple e Samsung. Il loro verdetto con ogni probabilità cambierà (manterrà inalterato) il volto degli smartphone dei prossimi dieci anni.

La cronaca processuale
Gli osservatori hanno rilevato come la condotta processuale di Samsung sia stata poco coraggiosa. I legali dei coreani si sono messi fin dalle prime battute nell'angolo. Debole la linea difensiva: Samsung sostiene di non aver copiato, ma di essersi ispirato a iPhone, come anche altri produttori di telefonia mobile che competono sul mercato: "Il gruppo di Cupertino non può sostenere di avere un monopolio "su un rettangolo". Tuttavia, il nodo che i giurati dovranno sciogliere è ancora più complesso: la copia o l'ispirazione dai modelli Apple che tipo di danno ha procurato alle vendite di Cupertino? In altre parole, l'indubbia somiglianza tra iPad e Samsung Galaxy può aver indotto i consumatori a confondersi? I dati di vendita dicono il contrario ma certamente per valutare i danni sarà necessario sciogliere questo nodo.

Le conseguenze della sentenza
Se dovesse passare la tesi di Apple con ogni probabilità, scrive il New York Times, i produttori di telefonini saranno incentivati a cambiare il design dei loro prodotti. O quantomeno a differenziarsi dallo stile Apple. Per i consumatori, a ben vedere, non potrebbe essere poi tanto male, entrare in uno store e avere di fronte non la solita schiera di telefonini tutti uguali. Quantomeno nell'aspetto e nell'interfaccia software. Se invece prevalesse la tesi di Samsung l'effetto con ogni probabilità sarebbe l'opposto. Secondo gli esperti, aumenterebbe il numero di cloni a buon mercato, lasciando l'innovazione in mano a pochi coraggiosi player che però avrebbero tutto o quasi da perdere nello sperimentare nuovi prodotti.

Ma chi rischia di più è Google
In realtà chi rischia di pagare il conto più salato è Google. Samsung è il più grande produttore al mondo di telefonini che montano come sistema operativo Android. Nel secondo trimestre il 64% degli smartphone è Android (solo il 18% è iOs). Se dovesse prevalere Apple, gli avvocati di Cupertino potrebbero portare in tribunale per violazione di brevetto tutti gli altri produttori che usano il sistema operativo di Mountain View.

L'eredita del processo: i segreti svelati
Restano per la cronaca i piccoli grandi segreti che sono stati svelati in aula. Segreti che mai Apple avrebbe voluto rivelare. Come ad esempio la genesi dei loro prodotti. I manager hanno raccontato come sia l'iPad che l'iPhone siano entrambi nati su un tavolo da cucina intorno al quale erano seduti non meno di 15 industrial designer chiusi a chiave dentro il quartier generale di Cupertino. Si è scoperto, ma non è una novità viste le ultime mosse dei due giganti, che Apple e Microsoft sono "amiconi". Esisterebbe un accordo che li vincola a non copiarsi reciprocamente. È stato persino sconfessato il mitico e defunto capo Steve Jobs. Nonostante le dichiarazioni pubbliche contro i tablet da sette pollici, in una mail il fondatore di Apple si dice "molto attento" all'idea di produrre un mini-iPad. Ma più interessanti per gli addetti ai lavori e analisti di Borsa sono state le rivelazioni sui dati economici dei rispettivi business. Samsung ha dovuto ammettere che per ogni tablet si intasca 460 dollari di margini. Apple fa ancora meglio: 558 dollari di utile per ogni iPad.

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