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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2012 alle ore 15:56.
I corsi introduttivi di «Algoritmi» e «Gamification» sono affiancati ad «Ascolto della world music» e «Fantasy e fantascienza: la mente umana, il nostro mondo moderno». Per partecipare occorre attendere la data di inizio e seguire i video dei docenti, accessibili online. Gli allievi hanno anche appunti trascritti dai colleghi e un forum per confrontarsi. L'aula è quella di Coursera: le lingue sono inglese e, in futuro, francese. La maggior parte delle lezioni sarà disponibile in autunno e dall'anno prossimo. Riunisce un consorzio di atenei negli Stati Uniti e all'estero. La posta in gioco è di allargare i confini. Anche nei Paesi emergenti.
A sperimentare i primi videocorsi aperti a chiunque e gratuiti sono stati due docenti dell'Università di Stanford, Andrew Ng e Daphne Koller: incoraggiati dalla partecipazione di allievi attraverso internet hanno lanciato una proposta di collaborazione ad altre università per costruire uno spazio sul web dove studenti autodidatti possono seguire lezioni e mettersi alla prova con esercizi, dopo aver sottoscritto un «codice di condotta» per impegnarsi a non copiare e a comportarsi in modo corretto. L'idea ha fatto breccia. Ha coinvolto finora 19 atenei, a partire da Princeton, Stanford, Università della Pennsylvania e Università del Michigan. Dall'Europa partecipa il Politecnico federale di Losanna. Alla fine potrebbero rilasciare crediti formativi, validi negli Usa.
La scommessa, però, è più ampia: Coursera punta a costruire una piattaforma dove scoprire talenti e metterli in contatto con le aziende o incoraggiarli nella fondazione di startup. Ad esempio, un docente di ingegneria elettrica a Princeton, Mung Chiang, prevede di selezionare 10 progetti degli studenti per presentarli a imprese e venture capitalist.
Un mese fa gli utenti registrati su Coursera hanno tagliato il traguardo di un milione: il 38,5% arriva dagli Usa e lo 0,7% dall'Italia, dove alcuni iscritti hanno organizzato piccoli gruppi locali. Esperienze precedenti hanno evidenziato, però, che su 155mila allievi online sono arrivati alla fine circa 7mila. La grande frontiera è nei Paesi in via di sviluppo. Il 17,6% degli studenti interessati a seguire le videolezioni proviene da quattro nazioni emergenti come Brasile, Russia, India e Cina: soprattutto nelle città, sono accessibili connessioni in banda larga, anche da internet point che per cifre modeste permettono di collegarsi a internet. È una platea immensa. E un vivaio per le imprese. Il Brasile ha investito da poco 250 milioni di dollari in un programma per finanziare startup e la formazione di 52mila sviluppatori software. In Cina l'evoluzione accelera: accanto ai quattro colossi del web Baidu, Alibaba, Tencent, Shanda fiorisce un ecosistema di aziende e startup.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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