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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2012 alle ore 15:44.

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In parte designer e in parte artigiano. Completamente digitale. Daniel Tocca, giovanissimo imprenditore bolzanino, all'età di 24 anni ha fondato un'azienda con due suoi amici diventati soci. Oggi di anni ne ha 27, vive in parte all'estero ed esporta dall'Italia la moda nostrana, soprattutto nel Nord-Europa e nei mercati emergenti.

La storia di ReBello, la sua creatura, si lega all'artigianalità del prodotto, all'adozione di materiali eco-compatibili e a una spiccata propensione per il digitale. Così Daniel con il suo team realizza felpe e magliette in bambù, pianta regina della sostenibilità, che cresce 20 centimetri al giorno e con un basso consumo idrico. «Produciamo in Italia con materiali ecologici, non utilizziamo fertilizzanti per la produzione dei capi. Questa attenzione è percepita molto all'estero, ma io amo la mia terra e sono orgoglioso di fare impresa nel mio Paese», afferma Daniel.

Lui, insieme a imprenditori e innovatori, sarà uno dei protagonisti dell'Innovation Festival di Bolzano. Daniel e quelli come lui. Imprenditori che vendono prodotti e servizi grazie alla rete, intesa come vetrina o come luogo privilegiato di vendita. I numeri fotografano una moltiplicazione degli artigiani cosiddetti digitali. Secondo lo studio Fattore Internet – commissionato da Google a The Boston Consulting Group – le Pmi attive su internet fatturano, assumono, esportano di più e sono più produttive di quelle che su internet non sono presenti. Si stima che nel triennio le piccole e medie imprese online abbiano aumentato i ricavi dell'1,2%, contro il -4,5% registrato dalle aziende che non hanno un posizionamento sul web. Inoltre per le aziende digitali si riscontra un'incidenza di vendite all'estero del +15%, mentre negli ultimi 15 anni sono stati creati circa 700mila nuovi posti di lavoro collegati al web, molti legati ai settori dell'artigianato.

«Per i nuovi artigiani il contributo della rete è diventato fondamentale. Le barriere d'accesso si sono abbassate e quindi tra il concept e la sua realizzazione il passaggio è molto più immediato», afferma Andrea Di Benedetto, presidente nazionale dei giovani imprenditori Cna. «L'artigianato diventa più innovativo, con il web vissuto come spazio sociale e dove si innestano un brand e una cultura, dove ci si confronta con mercati internazionali. I nuovi artigiani sono antropologicamente diversi: più tecnologici, più formati, più imprenditori», precisa Di Benedetto.

Così i distretti industriali diventano digitali, permettendo un rilancio di settori gravemente in crisi. È ciò che è successo nell'arredamento a Manzano (Udine), dove alcuni giovani artigiani hanno dato vita a Sediarreda, un portale che si occupa della vendita esclusivamente online di sedie e arredo della zona. Grazie alla rete il business è decollato: negli ultimi cinque anni il fatturato dell'azienda è cresciuto di 10 volte e il giro d'affari si è ingrandito. Oggi quasi il 40% degli introiti proviene dall'estero.
«Se l'artigianato è una risorsa fondamentale per il nostro territorio, altrettanto lo è internet: rappresenta il modo migliore per rivitalizzare le imprese locali e costituisce un mezzo concreto per i giovani che desiderano fare impresa», afferma Patrik De Sabbata, uno dei fondatori di Sediarreda.

Ma il fenomeno non è soltanto dei distretti industriali del Nord-Italia. Si registrano eccellenze in ogni angolo del Paese. L'azienda abruzzese Di Sulmona oggi produce e vende online confetti aquilani in ogni angolo del mondo. C'è di più: sempre in rete aggrega i piccoli produttori del territorio, che ora accrescono il business grazie a servizi di e-commerce. Il fatturato del primo anno è stato doppio rispetto alle previsioni, nonostante le difficoltà degli ultimi periodi: «L'Abruzzo non si è ancora ripreso dal terremoto e questo ha rallentato la nostra attività come tutte le imprese», racconta Antonio Di Bacco, uno dei soci.

Grazie alla rete si moltiplicano anche le imprese artigiane degli immigrati. Così è stato per il blogger e artigiano Moulaye Niang, detto "il muranero" per via del progetto che ha creato a Murano. Originario del Senegal, Moulaye è approdato alcuni anni fa in laguna ed è diventato un perliere: si occupa di arte in vetro di Murano contaminata però con la tradizione africana. Un ibrido che crea un ponte tra due culture. Dalle colonne del suo blog racconta con foto e descrizioni testuali il suo lavoro, facendo avvicinare al mestiere giovani italiani. Anche così nascono nuove botteghe 2.0, connesse al territorio e in fondo al mondo intero.
giampaolo.colletti@altratv.tv

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